martedì 8 dicembre 2009

Rileggo, cogito ergo sum


Rileggo,rileggo e rileggo quello che ho scritto in questi giorni.
Non sembro nemmeno io ... o almeno, l'immagine riflessa che mi arriva di me stesso, secondo il comportamento degli altri con me e come mi ci relaziono io stesso.
Come se tutta quella robba, quell'ammasso di considerazioni e pensieri che ho tirato fuori in questi giorni, fossero in un qualche scantinato del mio cervello, del quale sapevo l'esistenza, sapendo che prima o poi l'avrei aperto, forse aspettavo trepidamente nel mio inconscio, il momento in cui avrei trovato il modo di tirare fuori quelle cose e mettermi di fronte a tutto questo.
Sicuramente quello che ho scritto in questi tre giorni non è che mi sia venuto in mente così di colpo, anzi sono sicuro che queste cose me le sono dette più di una volta.
Ecco il problema, le cose me le sono dette e come dicevano i latini verba volant, scripta manent (i latinisti mi perdoneranno se ho sbagliato la trascrizzione ...) e ora che invece le scrivo, e le ho sempre lì a portata di mano, sembra che nemmeno le abbia scritte io tutte quelle cose, di sicuro troppo profonde per la mia immagine riflessa.
Sinceramente, rileggendo quelle cose quasi mi spavento, ma so che sono vere, lo so perché le ho scritte io, perché mai mi dovrei mentire da solo, sarebbe una grandissima cazzata no? Sarebbe tutto inutile, a cominciare dal titolo Senza Filtro.
O almeno sono cose che nel momento in cui le scrivo sono assolutamente quello che mi passa per la testa, i miei pensieri scritti quasi di getto, magari suggestionati dal momento, da qualche cosa che nella giornata ho visto, sentito o fatto.
Perché già sinceramente non so se riuscirei a riscrivere le stesse cose, posso capirle, ma non riuscirei a riscrivere ed esprimere in quel modo gli stessi pensieri e concetti, che devo dire (o almeno è quello che penso io) sono venuti fuori molto bene.
Non rinnego e non ritratto niente, perché sicuramente posso confermare tutt'ora quello che ho scritto, non è che nei giorni addietro mi girava un po male e ora invece per qualche magico motivo gira tutto meglio e allora le cose cambino così radicalmente.
Sto solo rendendomi conto di quanto possa essere a volte complicato il sotto scritto e devo dire, che si un po quasi mi spaventa, ma allo stesso tempo mi piace.
Almeno so di essere una persona con dell'autocritica (forse anche troppo dura) e che può avere diversi punti di vista e\o sfaccettature diverse.
Di sicuro so che non sono l'unico ad avere dei problemi come quelli che ho scritto fin'ora e sicuramente, non sono l'unico ad accorgersene e a volte penso che cosa mi lamento a fare? Infondo io almeno ho un tetto (almeno quello, il pavimento ci manca poco che mi saluta...), ho un istruzione che mi permette di parlare e di scrivere stronzate su me stesso, ho il pasto sicuramente assicurato ogni giorno, una fama di ragazzo ripara computer che mi permette di tirare su qualche soldo ogni tanto, mentre c'è gente che non ha nemmeno questo.
Vero verissimo, infatti ogni volta che posso, per questo ringrazio, ringrazio mia madre che fa la spesa (vabbè magari qualche volta non l'aiuto a sistemarla o altre cose così ... quella è pigrizia tutto un altro discorso...), ringrazio i professori che magari mi rispiegano qualcosa nonostante io a casa mi interessi di tutto tranne di quello che ho fatto la mattina a scuola e ringrazio ogni volta che mi chiamano per riparare un pc e poi mi pagano ed ogni volta che devo dire quanto mi devono dare quasi, no quasi anzi mi vergogno come un cane, ma poi tra i complimenti che mi fanno e la piccola soddisfazione di aver risolto un problema la cosa passa in secondo piano, con la mia autostima che per due giorni sarà a livelli altissimi, per colare a picco e tornare ai livelli (bassissimi) standard.
Ma comunque tutto questo non fa la felicità, o almeno la felicità come la vedo io e come ho ampiamente spiegato nel post precedente.
Rileggo, rileggo tutto quello che ho appena scritto, in certi punti mi sembra senza un filo conduttore, tutto staccato e forse lo è ... ma io l'ho sempre detto, infondo non è che io stia scrivendo che sò un libro con una trama, sto solo scrivendo da solo i miei pensieri come un novello Zeno, che per terapia iniziò a scrivere un proprio diario, peccato che ai tempi di Italo Svevo non esistessero i Blog, altrimenti, penso ci troveremmo davanti ad una cosa simile, si perché Svevo una volta data vita al suo Zeno non poteva ne ritoccarla ne continuarla di filato, invece io posso, qualsiasi altro adolescente scontento della sua vita, che pensa di essere l'unico al mondo e che scrivendo su un blog possa farsi conoscere e magari raggungere una certa fama che possa come dargli un surrogato di felicità.
Non so nemmeno io perché scrivo e per quanto tempo lo farò e non so nemmeno perché invece di farmi che ne so, un bel diario privato scrivo tutto qui, sopra un blog, nel web, nella grande rete mondiale, chissà se c'è qualcuno che ha una risposta seria me lo dica e se può mi risolva anche gli altri quesiti, sempre seriamente e definitivamente, che poi mi si porga una soluzione che non fa altro che re-incasinare il tutto è inutile, io voglio solamente stare bene, con me, con gli altri senza problemi, ne per me, ne per gli altri.
Allora chissà come sarà questo post quando lo rileggerò, sciocco o imbarazzante?
Inutile o senza senso?
Mah ... intanto, sento che le argomentazioni da trattare iniziano a finire, essenzialmente inizio a non sapere più che dire per continuare a scrivere questo mio pensiero odierno, mi sembra quasi di far potrarre una specie di sofferenza al post, come se fosse una lenta agonia, le agonie non mi piacciono, perché di solito le agonie per definizione hanno il finale già scritto.
A me piace lottare, fino all'ultimo lasciando tutto in bilico, anche solamente per un'attimo e se poi alla fine va bene ce l'avrò fatta, invece, se non va', posso sempre dire di averci provato e non potrò avere rimpianti.
Certo quando lo scontro o la lotta è inutile anche per colpe mie, preferisco essere realista, magari abbandonare, ma sempre e solo se in ballo ci sono solo io, perché come sempre, se non sono solo, per il meglio degli altri non farei mai una cosa del genere e se gli effetti positivi sono anche per me tanto di guadagnato.
Rileggo,quindi penso, quindi sò chi sono.
Fino a ieri forse non lo sapevo, ora inizio a saperlo, forse ...

lunedì 7 dicembre 2009

Essere o non essere felici? Questo è il sogno, questo è il problema


Lo avevo già detto ieri ... ho una gran voglia di scrivere ed infatti eccomi ancora una volta, di notte, a scrivere dei miei pensieri.
Bene chissà cosa verrà fuori questa sera.
Partiamo da questo, perché io dovrei essere felice?
A bé così la cosa sembra tragica, no nemmeno per niente, vediamo come posso rielaborare il mio pensiero in modo da poter essere compreso.
Ora ci sono alcune, molte, decine di miglia-glia di persone felici in tutto il mondo.
La felicità di contro comporta l'infelicità. Infelicità che nasce nelle persone che vorrebbero essere felici. Questa è l'invidia.
Bene io non voglio essere invidioso ne tanto meno penso di esserlo.
Sono solo leggermente infelice, stato d'animo che provo ormai sempre più spesso in modo alternato al menefreghismo più assoluto per poi uno stato di allegria, che non vede l'ora di essere stroncato da un nuovo senso di infelicità.
La felicità prima o poi finisce, il che porta all'infelicità quindi all'invidia.
Io forse per mia fortuna penso di essere stato al massimo allegro, contento, gioioso ma mai felice. Di conseguenza sempre allegro, ma infelice.
La cosa letta così sembra strana, ma riflettendoci bene quando è che uno può dirsi veramente felice?
Quando si sente realizzato, apprezzato, conscio delle proprie possibilità, guardando sicuro al futuro e magari pure con un d'amore che di certo non può che far bene alla situazione generale.
Io non mi sento per niente realizzato, apprezzato (oggi un di più forse ... ma bisogna vedere se e quanto dura ...) ai minimi sindacali, non so di preciso in cosa riesco meglio ed inizio ad avere dubbi anche su tante cose che prima erano delle mie certezze, il futuro ... bé quello è una vera e propria chimera per il sottoscritto, non so nemmeno se arriverò a dopodomani ... in senso lato si intende per concludere il pizzico d'amore nemmeno a pensarci, quasi rinuncerei alla sola idea tanto mi sento "frustato" in tal senso ... ma ogni volta mi dico, va bene così c'è ancora così tanto tempo, posso aspettare, ma aspettando il tram non passa nemmeno mezzo autobus ... allora a quel punto inizio a spazientrimi ...
Avvolte ci sono casi in cui da solo l'amore riesce a farci sentire realizzati, anche saltando tutti quei punti che ho elencato prima.
Come? Semplice quando c'è l'amore vero e sincero il resto può anche farsi da parte ... infondo se non ti senti realiizato e conscio delle tue possibilità a quello ci pensa l'altra metà, se il futuro è un incognita l'importante è che sia con la persona amata quindi l'amore è la via più veloce e forse la migliore per raggiungere la felicità.
Per chi non ci riesce c'è tutto il resto, autostima, stima degli altri e certezze oltre l'orizzonte.
Il sottoscritto, nel momento in cui scrive non ha nessuna di queste.
Quindi ora come ora, tornando al quesito iniziale perché dovrei essere felice?
Non dovrei, infatti non lo sono, tutto quadra.
Per essere felice di conseguenza dovrei sperare nell'infelicità altrui, perché?
Semplice.
Allora la stima di solito verso una persona in un dato campo va sempre a scapito di un altro che perde quella stima che va all'altro, esempio tra due impiegati con un capoufficio che nel tempo leva autostima al primo aumentandola verso il secondo.
Di conseguenza il secondo impiegato aumenterà la propria autostima a scapito del primo che inizierà a chiedersi il perché di tutto questo.
Il continuo dell'esempio vede l'impiegato che ormai ha guadagnato stima che ormai è sicuro di tenere il posto e inizia ad aspirare ad una promozione, mentre l'altro inizia a pensare che sarà il prossimo sulla lista dei tagli aziendali.
Ecco pensate che io sia il secondo impiegato, quello che alla partenza sta a zero e che guadagna stima "levandola" all'altro.
Non ce la farei mai a guadagnare la mia fetta di felicità a scapito di un altro, facendogli provare l'infelicità che provo io.
L'altra via come detto è l'amore.
Stesso discorso. Solo che invece di impiegati e capoufficio si parla di fidanzate\i ex-fidanzati\e e via dicendo.
Ora direte no perché l'amore può nascere tra due persone sole senza procurare danno ad altro .
Verissimo ma è anche vero che può succedere la stessa cosa mentre già c'è amore tra altri due, quindi il classico terzo incomodo.
Anche se i due si sono lasciati, va a sapere se senza l'intervento del terzo che va a prendersi "il suo" amore, i due che erano insieme inizialmente non si sarebbero potuti riunire, per creare poi un legame forte e duraturo per sempre?
Oppure se i due si lasciassero proprio a causa del terzo, la nuova coppia sarebbe si felice ma a scapito dell'altro.
Quindi io mi sento come il terzo incomodo. Sempre e comunque, sempre per via del fatto che non posso sopportare di vivere una gioia, felice a scapito di qualcun'altro.
Quindi io al momento non posso abrogarmi il volere di essere felice.
Chi mi da il permesso o il potere di essere felice a scapito della felicità altrui?
Felicità che dal sotto scritto non è mai stata provata, quindi non ne conosco ne il gusto, ne la consistenza.
Volendo si può ricollegare anche al discorso del post che ho scritto ieri.
Realizzando i propri sogni ci sente realizzati, di conseguenza va l'auto stima e via dicendo.
Come ho detto nell'intervento precedente, non mi sembra di aver realizzato nemmeno un sogno.
Tra questi guarda un po' c'è l'amore, del quale non mi metto alla ricerca ai quattro venti oppure sbandierandolo qua e là, sarebbe come andare a cercare una cosa al supermercato .... penso che l'idea del supermercato dia bene l'idea di qualunquismo che volevo dare, mentre io penso, che l'amore non vada cercato in un supermercato ma bensì può essere trovato così per caso, d'istinto, oppure coltivato come ogni altra cosa e aspettare col tempo che dia i suoi frutti, solo che il difficile in questo caso è che a coltivarlo bisogna essere in due, altrimenti non si va da nessuna parte rischiando di cadere nella fossa dell'infelicità.
Quindi non tutte le mie speranze sono andate perdute, c'è sempre una possibilità, prima o poi sarò felice anche io, il problema è che l'illusione, non mi basta, l'attesa mi logora e francamente mi stanca anche un poco.
La speranza ancora c'è, si tira avanti, chissà però quanto durerà, perché un giorno la speranza mi abbandonerà, a quel punto l'illusione si sarà fatta da parte e rimarrà solo la triste e dura realtà che mi sbatterà addosso come un tir.
Quindi per concludere, ora come ora io non posso essere felice, perché ho paura di essere felice, per non fare infelici altre persone, quindi per questa mia paura, merito di essere infelice. Tutto quadra. Tutto torna.

Semplice no?

Inizio e fine - Ancora un pensiero in notturno ...




Ultimamente, a quanto pare ho un gran bisogno di scrivere.

Forse anche per via di una ricerca, si la ricerca di un confronto con me stesso.

Chi sono veramente?

Cosa mi aspetto in realtà dal futuro che vedo tanto lontano, ma inesorabilmente vicino? Domande esistenziali? Probabile.

Domande sciocche? Forse.

Perché sarà il tempo, saranno i tanti ricordi che mi tornano in mente, ma ogni giorno mi sembra di vedere qualcosa che già conoscevo, in modo totalmente diverso o semplicemente sotto una nuova luce.

Qualsiasi cosa. Oggi è una canzone, domani è un semplice foglio di carta.

Ma chi sono io per pensare si potermi giudicare?

Di potermi capire.

Come posso io che non l'ho capito in quasi 18 di vita, trascorsi a mozzichi e bocconi su questa nostra bella Terra?

Se non ci sono riuscito fino ora potrò mai riuscirci in futuro? Tanto meno come sto facendo ora scrivendo per me stesso, quelli che sono i miei pensieri deliranti che prendono il sopravvento, quando la luna è al massimo del suo splendore, ed il sole è ancora sepolto nelle tenebre, aspettando il momento di tornare su ad illuminarci con tutta la sua immensa forza?

Oppure riuscirò mai a migliorarmi da quello che sono oggi ? Quello che sono oggi che cos’è? Che cosa ho fatto di veramente bello e utile per me e gli altri? Di conseguenza riuscirò mai a realizzare quelli che penso siano i miei sogni ? Quelli che penso siano i miei sogni, lo sono per davvero? Oppure quello che io penso siano i miei sogni sono solo legittime aspirazioni che mi passano per la testa, in funzione delle azioni che ho fatto nel tempo? I sogni in realtà, non sono quelle cose, quelle azioni, quei pensieri che ci permettono di essere felici, anche lontano da tutto e tutti, scappando, in alcuni casi rifugiandoci dentro di loro? Quello che ho fatto fino ad oggi, è mai servito realmente a qualcuno ma in modo profondo e durevole? Oppure la traccia massima che ho lasciato fin’ora è qualche computer ben sistemato, che prima o poi, forse anche anni se tutto va bene, saranno un altra volta da risistemare.

Quello che io penso, che ho comunicato fino ad oggi sarà mai rimasto in mente a qualcuno? Se per caso dovessi scomparire, ora, in questo momento cosa rimarrebbe di me? Cosa ricorderebbe la gente che mi ha conosciuto, oltre il bravo ed educato ragazzo tifoso della Lazio che ripara i Pc? Ma voglio precisare, quando dico se dovessi scomparire, non intendo morto, come chiunque legga una cosa del genere, un testo talmente pachidermico, che fa pensare subito ad uno scemo, magari depresso, no, manco per niente … sono solo domande che da tempo mi balzellano per la mente.

Quando dico scomparso intendo, andato via, scappato, magari una volta che l’ho scoperto, in uno dei miei sogni.

O forse nel mio sogno.

Potrei farmi ancora mille e mille domande, che per ora mi sembrano senza risposta e che magari lette così di primo acchito sembrano anche senza senso.

Davvero penso che potrei continuare per minuti, forse ore.

Magari giorni.

Chi lo sa’.

Potrei.

Non Potrei?

Chi sono io per dirlo?

Così ricomincia tutto .

Perché tutto ha un inizio ed una fine.

Ma dopo la fine c'è sempre un inizio.

Diverso, da quello precedente.

Ma è pur sempre un inizio.

Sta sera avrei voluto rileggere ciò che ho scritto ieri sera, sul mio blog.

Rivedermelo, magari ridere, ripensando anche a quanto sono stato forse incosciente a scriverlo.

Poi avrei voluto leggermi la risposta.

Vedere l'effetto che un pensiero sincero, per quanto possa essere solamente stare lì scritto, imbrigliato dentro uno schermo, tra codice HTML, internet e tutto il resto è davvero una cosa impressionante.

Bella, a tratti sconvolgente ed allo stesso tempo fantastica.

Così stupendamente sconvolgente, che quasi mi terrorizza, se tutto il pensiero, scritto e poi letto viene frainteso? Allora va tutto allo sfascio, il pensiero semplice, sincero e puro può trasformarsi e diventare una bomba, che per quanto imbrigliata da uno schermo e da una serie di codici e altri “miracoli della tecnologia moderna”, l'effetto è sempre lo stesso.

Esplosione, spostamento d'aria, blocco di ogni pensiero e fine di un qualcosa, che prima dello scoppio c'era … un attimo dopo non c'è più.

Perché tutto ha un inizio e una fine.

E questa è quella di questo mi dilungato e contorto pensiero.



Fine


(Per oggi … si spera ... )

sabato 5 dicembre 2009

Pensieri distorti nella notte ... oppure la notte che distorce i pensieri?

Mah mah mah ... è tanto tempo che non scrivo qua ...
Anche in questo momento mi chiedo perché ogni tanto affido i miei pensieri in posto come questo un Blog, al quale può accedere chiunque voglia, magari per caso e leggere tutto quello che ho scritto e che forse scriverò?
Forse come un novello Zeno ho preso questo moderno diario come luogo ove confidarmi, a me stesso, sperando che qualche d'uno per caso lo legga e ne tragga interesse?
Possibile possibilissimo.
Di sicuro il fatto di non aver mai avuto qualcuno con cui dialogare davvero ha influito, be' certo posso dire di avere più di qualche amico e alcuni di questi forse saranno di quelli tipo film, quelli che ti porti dietro fino a che campi ...
Il solo pensarci mi fa uno strano effetto ... anche perché con questi amici difficilmente si va oltre nel discorso cerchiamo tutti di restare sul cazzeggio come filosofia di vita, ebbene più di una volta provando a tirare fuori un discorso serio mi sono come dire ... accorto che difficilmente ciò che mi usciva dalla bocca traesse loro interesse, oddio forse un paio di loro fino a che parli del malfunzionamento della scuola oppure dell'Italia in generale (per dire) mi stanno anche dietro, ancora forse reggono se vado poco poco parlando di qualcosa di personale, ma poi inesorabilmente, arriva quella maledetta linea ... si, una maledettissima linea di demarcazione che non si può sorpassare ... altrimenti una volta superata finisci in un mondo di frasi fatte, silenzi aberranti e se va bene compatimento con contorno di patate .
Forse perché me la sono sempre cavata (bene o male) da solo o quasi, dovendo ringraziare ben poca gente per quello che sono oggi, nel senso perché in pochi mi hanno dato una mano a migliorarmi, mentre al contrario se dovessi ringraziare qualcuno per quello che sono oggi ma che al tempo (o anche tutt'ora) invece di ringraziarlo gli darei un bel calcio nel sedere ... bé allora a quel punto c'è tanta gente, primo fra tutti ... cavolo non riesco nemmeno a scriverlo ... ma non è per rabbia, anche, ma per l'accumulo di sentimenti contrastanti che provo pensando a lui ... per farvi capire ne dobbiamo avere uno, conosciuto o sconosciuto, certo o incerto, buono o cattivo, inizia con P e finisce con A per completarlo bastano sempre una P e una A ma lui non è quello che sta al Vaticano. Capito? Bene.
Ora voi sfortunati lettori che siete arrivati fino a questo punto, vi aspetterete che vi racconti qualche aneddoto, ebbene non sarà così certe cose non le ho mai raccontate a nessuno ... oddio se confermassi questa frase vi direi una bugia.
Proprio qualche giorno fa, ho raccontato qualche aneddoto ad una persona, persona che fino a poco tempo prima conoscevo si e no di vista, che mi sono ritrovato tra capo e collo su facebook accettando senza nemmeno avere la minima idea di chi fosse, ritrovandomi a chiedergli subito "Chi sei ? " o una cosa del genere vatti a ricordare, saranno ormai più di due settimane ...
Ora è un dato di fatto che la chat con la suddetta persona rimane perennemente aperta in modo da essere sempre pronto alla chiacchierata o altrimenti ricorrendo ai messaggi di posta per creare discorsi estemporanei fuori da ogni logica, sta di fatto che già dopo un paio di giorni grazie a questa persona ho ritrovato il piacere di leggere un libro, cosa che non facevo con piacere da troppo tempo (forse da quando 4 anni fa inizia ad imparare quante fossero le mattonelle del pavimento della classe e il sapore dell'intonaco del muro) e che ormai da un anno e mezzo cercavo di recuperare (il solo Tiziano Terzani si è salvato ... il resto compresi i seguiti del Padrino sono rimasti lì ad aspettare una degna lettura) .
Questo solo in principio e per ringraziare di tanta grazia ricevuta in pochi giorni non ho trovato di meglio che tirare fuori "L'Ode alla Vita" di Pablo Neruda (e bé conosco qualcosa di Neruda ... sorpresi? Te pareva...) che era l'unica cosa abbastanza grande e bella che mi venne in mente ... forse esagerando ... ma esagerando al contrario già solo queste prime due cose che vi ho narrato avrebbero avuto bisogno di un'ode a testa, una per aver ritrovato il piacere della lettura, un'altra per aver raccontato un paio di pagine della mia (insulsa? no mi sembra troppo poco anche per me ... diciamo strana? nemmeno ehm ... stramba? altalenante? no no tutti aggettivi che non vanno bene ... facciamo così lasciamo la frase liscia ...) vita (addirittura mentre scrivevo nella chat e poi leggevo le risposte l'emozione era tanto forte che le mie mani abituate a stare immobili sulla tastiera o agganciate sull'autobus tremavano come fosse inverno pieno ed io fossi all'agghiaccio, e addirittura gli occhi lucidi lì lì per lacrimare ... ebbene sembra proprio che mi fossi commosso) . Mi sembrava il minimo. Ma davvero il minimo del minimo.
Naturalmente poi i nostri discorsi continuano tra battute senza senso e altre migliaia di cose in allegria, praticamente inondiamo il web con migliaia di stronzate, e poi di botto rieccoci lì magari come sta sera che mi ha fatto sentire dei brani tratti da "La leggenda del pianista sull'oceano" che io ricordavo vagamente per averlo visto un paio di volte quando ero alto quanto il tavolino, e che mi ero ripromesso di rivedere da quando ne avevo scoperto il titolo (un paio di mesi fa' per l'esattezza).
Ancora un altra cosa che come dire ... mi shocca essendo abituato a quelli che sono gli schemi consolidati della mia vita è il fatto che si è sempre ridetta pronta in caso volessi qualcuno a cui far ascoltare le mie storie, tristi e non . Continuando per via di una ricerca mi sono beccato un abbraccio ... un abbraccio così a me? Ma quando mai? Al sottoscritto? Nooo su dai la sveglia non è suonata e sto sotto il piumone con i cuscini per terra e il pavimento a mo' di dune del deserto. Invece ero sveglio, l'aria nei polmoni era fredda, la gamba mi faceva moderatamente male, ma il tutto si interruppe per un attimo, abituato la mattina a mezzi saluti, a battute che risentono ancora delle ore di sonno, qualche mugugno qua e la il tutto sotterrato dalle mie fidate cuffie tra capo e collo m'ero beccato un abbraccio (che interrompeva una buona serie di "ciao scemo").
Un abbraccio.
Il tutto ve l'ho detto si è venuto a creare in quanto due settimane? Mettiamoci un paio di giorni di più. Addirittura parliamo di regali di Natale!
Ora il fatto che mi preme è un altro se questo è tutto quello che ho tirato su in due settimane con quella che poco più di 15 giorni fa era una persona quasi del tutto sconosciuta, quello che ho tirato su con quelli che chiamo amici in anni e anni (facciamo dai 5 ai 3 anni perché si può dire che dall'inizio delle superiori ho resettato tutto e tutti ) che cos'è?
Forse è una via di mezzo che va' dall'amicizia in giù verso il basso?
Oppure tutta la questione è il contrario e quelli che considero amici sono amici perfettamente collocati ed in questo caso particolare è una via di mezzo che dall'amicizia sale verso l'alto?
Se così fosse spero non troppo alto ... cavolo non vorrei creare casini ... come al solito d'altronde ... pur di non incasinare altra gente o creargli problemi sto zitto ... l'importante è che stando zitto contemporaneamente non creo problemi ad altri ... questa è una mia costante ... del tipo prendete a pizze me, basta che la finite di rompere a tutto il resto del pianeta (qui in questa frase inizio a notare perdita di lucidità nel pensiero quindi cercherò di stringere alla fine).
Perché infondo tutto questo è anche più di quanto avessi immaginato di avere, addirittura non mi sembra giusto che tutto questo ... questo ... senso di amicizia tanto profonda mi venga dato da una persona conosciuta così, in un attimo, è bello bellissimo, ma non è giusto e la domanda che mi faccio sempre più è perché? Oppure se non avessi accettato la richiesta d'amicizia? Se non avessi chiesto "Chi sei?" come ho fatto tante volte avrei ricominciato a leggere con tanto piacere? Avrei usato i versi di un grande poeta per ringraziare qualcuno solamente per avermi ascoltato? Ed altre centinaia di domande che mi vengono in mente prima di addormentarmi.
Non so se tutto questo durerà, magari durerà in eterno, magari durerà ancora per qualche mese e poi chissà ... ma solo per questi giorni dovevo lasciare un messaggio ... un ringraziamento che durerà per sempre, anche il solo fatto di essere arrivato a scrivere tutto questo ... difficilmente sarei stato capace di una cosa simile ... ma tant'è ...
Ora mi ritrovo con questo malloppo di robba scritta, non sapendo nemmeno cosa farmene ...
salvarla? Certo.
Farla leggere? Forse.
Lasciarla qui nell'oblio? Probabile.

Con questo è tutto non mi rimane che scrivere l'ultima parola quella più importante, quella che fa da traino a tutto il mio delirio serale (per il quale ci ho messo circa un'ora per scriverlo):


GRAZIE
(Così modestamente senza punti esclamativi, non vorrei esagerare ...)