lunedì 7 dicembre 2009

Essere o non essere felici? Questo è il sogno, questo è il problema


Lo avevo già detto ieri ... ho una gran voglia di scrivere ed infatti eccomi ancora una volta, di notte, a scrivere dei miei pensieri.
Bene chissà cosa verrà fuori questa sera.
Partiamo da questo, perché io dovrei essere felice?
A bé così la cosa sembra tragica, no nemmeno per niente, vediamo come posso rielaborare il mio pensiero in modo da poter essere compreso.
Ora ci sono alcune, molte, decine di miglia-glia di persone felici in tutto il mondo.
La felicità di contro comporta l'infelicità. Infelicità che nasce nelle persone che vorrebbero essere felici. Questa è l'invidia.
Bene io non voglio essere invidioso ne tanto meno penso di esserlo.
Sono solo leggermente infelice, stato d'animo che provo ormai sempre più spesso in modo alternato al menefreghismo più assoluto per poi uno stato di allegria, che non vede l'ora di essere stroncato da un nuovo senso di infelicità.
La felicità prima o poi finisce, il che porta all'infelicità quindi all'invidia.
Io forse per mia fortuna penso di essere stato al massimo allegro, contento, gioioso ma mai felice. Di conseguenza sempre allegro, ma infelice.
La cosa letta così sembra strana, ma riflettendoci bene quando è che uno può dirsi veramente felice?
Quando si sente realizzato, apprezzato, conscio delle proprie possibilità, guardando sicuro al futuro e magari pure con un d'amore che di certo non può che far bene alla situazione generale.
Io non mi sento per niente realizzato, apprezzato (oggi un di più forse ... ma bisogna vedere se e quanto dura ...) ai minimi sindacali, non so di preciso in cosa riesco meglio ed inizio ad avere dubbi anche su tante cose che prima erano delle mie certezze, il futuro ... bé quello è una vera e propria chimera per il sottoscritto, non so nemmeno se arriverò a dopodomani ... in senso lato si intende per concludere il pizzico d'amore nemmeno a pensarci, quasi rinuncerei alla sola idea tanto mi sento "frustato" in tal senso ... ma ogni volta mi dico, va bene così c'è ancora così tanto tempo, posso aspettare, ma aspettando il tram non passa nemmeno mezzo autobus ... allora a quel punto inizio a spazientrimi ...
Avvolte ci sono casi in cui da solo l'amore riesce a farci sentire realizzati, anche saltando tutti quei punti che ho elencato prima.
Come? Semplice quando c'è l'amore vero e sincero il resto può anche farsi da parte ... infondo se non ti senti realiizato e conscio delle tue possibilità a quello ci pensa l'altra metà, se il futuro è un incognita l'importante è che sia con la persona amata quindi l'amore è la via più veloce e forse la migliore per raggiungere la felicità.
Per chi non ci riesce c'è tutto il resto, autostima, stima degli altri e certezze oltre l'orizzonte.
Il sottoscritto, nel momento in cui scrive non ha nessuna di queste.
Quindi ora come ora, tornando al quesito iniziale perché dovrei essere felice?
Non dovrei, infatti non lo sono, tutto quadra.
Per essere felice di conseguenza dovrei sperare nell'infelicità altrui, perché?
Semplice.
Allora la stima di solito verso una persona in un dato campo va sempre a scapito di un altro che perde quella stima che va all'altro, esempio tra due impiegati con un capoufficio che nel tempo leva autostima al primo aumentandola verso il secondo.
Di conseguenza il secondo impiegato aumenterà la propria autostima a scapito del primo che inizierà a chiedersi il perché di tutto questo.
Il continuo dell'esempio vede l'impiegato che ormai ha guadagnato stima che ormai è sicuro di tenere il posto e inizia ad aspirare ad una promozione, mentre l'altro inizia a pensare che sarà il prossimo sulla lista dei tagli aziendali.
Ecco pensate che io sia il secondo impiegato, quello che alla partenza sta a zero e che guadagna stima "levandola" all'altro.
Non ce la farei mai a guadagnare la mia fetta di felicità a scapito di un altro, facendogli provare l'infelicità che provo io.
L'altra via come detto è l'amore.
Stesso discorso. Solo che invece di impiegati e capoufficio si parla di fidanzate\i ex-fidanzati\e e via dicendo.
Ora direte no perché l'amore può nascere tra due persone sole senza procurare danno ad altro .
Verissimo ma è anche vero che può succedere la stessa cosa mentre già c'è amore tra altri due, quindi il classico terzo incomodo.
Anche se i due si sono lasciati, va a sapere se senza l'intervento del terzo che va a prendersi "il suo" amore, i due che erano insieme inizialmente non si sarebbero potuti riunire, per creare poi un legame forte e duraturo per sempre?
Oppure se i due si lasciassero proprio a causa del terzo, la nuova coppia sarebbe si felice ma a scapito dell'altro.
Quindi io mi sento come il terzo incomodo. Sempre e comunque, sempre per via del fatto che non posso sopportare di vivere una gioia, felice a scapito di qualcun'altro.
Quindi io al momento non posso abrogarmi il volere di essere felice.
Chi mi da il permesso o il potere di essere felice a scapito della felicità altrui?
Felicità che dal sotto scritto non è mai stata provata, quindi non ne conosco ne il gusto, ne la consistenza.
Volendo si può ricollegare anche al discorso del post che ho scritto ieri.
Realizzando i propri sogni ci sente realizzati, di conseguenza va l'auto stima e via dicendo.
Come ho detto nell'intervento precedente, non mi sembra di aver realizzato nemmeno un sogno.
Tra questi guarda un po' c'è l'amore, del quale non mi metto alla ricerca ai quattro venti oppure sbandierandolo qua e là, sarebbe come andare a cercare una cosa al supermercato .... penso che l'idea del supermercato dia bene l'idea di qualunquismo che volevo dare, mentre io penso, che l'amore non vada cercato in un supermercato ma bensì può essere trovato così per caso, d'istinto, oppure coltivato come ogni altra cosa e aspettare col tempo che dia i suoi frutti, solo che il difficile in questo caso è che a coltivarlo bisogna essere in due, altrimenti non si va da nessuna parte rischiando di cadere nella fossa dell'infelicità.
Quindi non tutte le mie speranze sono andate perdute, c'è sempre una possibilità, prima o poi sarò felice anche io, il problema è che l'illusione, non mi basta, l'attesa mi logora e francamente mi stanca anche un poco.
La speranza ancora c'è, si tira avanti, chissà però quanto durerà, perché un giorno la speranza mi abbandonerà, a quel punto l'illusione si sarà fatta da parte e rimarrà solo la triste e dura realtà che mi sbatterà addosso come un tir.
Quindi per concludere, ora come ora io non posso essere felice, perché ho paura di essere felice, per non fare infelici altre persone, quindi per questa mia paura, merito di essere infelice. Tutto quadra. Tutto torna.

Semplice no?

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