mercoledì 29 dicembre 2010

Arriva il momento ...

In cui devi porti delle domande ed arrivi a delle risposte.
Inizio ad esserne sicuro io e il mondo non siamo in sintonia. Cosa cerco? Un appiglio qualcosa o qualcuno di reale da sentire e vedere tutti i giorni che mi tenga aggrappato alla realtà, che non mi lasci portare via dal lavoro e tutto il resto.
Poi io sono un tipo che si affeziona facilmente vero, ma solo con chi merita e con chi merita do il 150% l'ho sempre detto e sempre lo ripeterò.
Poi ecco invece si capisce male, si fraintende, si capisce altro io mi illudo, la gente si scazza e vaffanculo sono più solo di prima.
Questo no. I miei amici, quelli da sentire ogni giorno tutti i giorni non possono essere solo quelli del lavoro. Non possono essere le persone che aspettano con me il treno la mattina. All'Università una cosa del genere l'avevo messa su e andava bene. Solo che ora ... boh ... poi magari sarò io che sono impulsivo e tutto il resto ...
Poi boh, come nel 99 % dei casi non mi arrabbio, non porto rancore niente di niente ... come quello che oramai mi devo aspettare dalle persone tutte. Non mi aspetto niente perché la persone non vogliono niente ecco tutto. Ed io di spaccarmi (in senso figurato ovvio) la schiena per tutti me ne sono abbastanza rotto le scatole.
Ripeto cerco solo un appiglio per rimanere me stesso ... oramai non ho più un identità, i vestiti, il parlare, le conoscenze, i discorsi ...
Ho sempre detto di voler rimanere me stesso fino allo stremo, ma qui se nessuno mi aiuta devo davvero spararmi. Ah no! Non posso, devo lavorare, pagare l'affitto, rispettare gli impegni, sorridere ed essere sempre disponibile (da contratto).
Non chiedo la luna ... chiedo ... ciò che una volta era scontato ... Ah si ma un giorno ... se continua così mollo tutto, mando a quel paese tutto e tutti e via.
Via via da questo posto triste senza senso.
Via da queste situazioni brutte.
Via da questi malintesi del cazzo.
Al costo che la strada sia mezzo grammo di piombo, un pezzo di corda, un tram, un camion o altro chissà ...
Sono solo vaneggi questi, vaneggi di chi non vuole essere fottuto.

lunedì 27 dicembre 2010

Pensieri ... e pensieri ...

Belli e bellissimi.
Brutti e paurosi.
Amarezza e felicità.
Senza fiato e senza parole, con tante cose da dire, rimanendo alla fine in silenzio.
Non sapere, non voler sapere ... sapere tutto ed immaginare ogni cosa.
Avere paura, che tutto quello che sembra ora così bello da un giorno all'altro diventi terrificante ...
Maledetto lavoro, così subito ti dovevo trovare. Avrei potuto ... invece ...
Cosa voglio?
Eh ... riuscire a trovare il momento giusto, quello per dire tutto, quello per stare bene ... Invece mi sembra di essere un maledettissimo pupazzo di polistirolo imballato.
Torno a casa, dormo, esco e lavoro. Poi tutto ricomincia ... le varianti sono i tentativi di chiamare, di trovare la cosa giusta da dire, il tono di voce, i messaggi le parole giuste ... vorrei che fosse tutto perfetto ... perché c'è chi se lo merita e vorrei poterglielo dare ... pur essendo più utile ora più che mai invece che in tutto il resto della mia vita, non mi sento a posto. Vorrei capire, essere certo di ... è tutto complicato, è tutto semplice ...
Questa sera i miei migliori amici sono diventati il mio iPod ed un portachiavi della Ceres. Fate un po' voi, fai un po' te lettore ...

venerdì 24 dicembre 2010

Sono tipo le le 4 ...

... ed io sto qui ascoltando Wonderwall degli Oasis che finalmente dopo tanto tempo inizia ad avere un senso oltre l'essere solamente una bella canzone. È legata, ad una frase, un ricordo, un attimo ... «... e Wonderwall no?» di lì ad a qualche ora invece mi sono ritrovato catapultato al lavoro, il mio primo lavoro.
Camicia, cravatta, pantaloni e scarpe "eleganti".
Giubbotto, iPod e telefonino in tasca, questo non è cambiato, anzi c'è stata un'aggiunta, un portachiavi, un comunissimo portachiavi della Ceres.
Una borsa, una borsa, un cartellino con stampata la mia faccia ed una pettorina dell'ONU completano il corredo.
I progetti per il futuro, sperare in qualcosa di migliore, di bello. La felicità di aver trovato una casa. Il pensiero che se non avessi contemporaneamente iniziato a lavorare, magari sarei andato al cinema più spesso, a vedere film inutili naturalmente, ma che con la compagnia giusta diventa meglio di qualsiasi film da premio Oscar con il 3D fasullo che non si vede ...
Sperare di tornare ad un ora decente a casa, di avere abbastanza soldi al cellulare, provare a farsi dare l'orario "mattutino" per tornare prima.
L'abbonamento smagnetizzato che non viene più preso dalle macchinette della metro e la soddisfazione di essere riuscito a fare tutto da solo, senza chiedere favori a nessuno.
Passare dal vedersi al volo sul pullman per la scuola, sperando di incrociarsi al ritorno magari di sentirsi nella chat di facebook la sera che poi naturalmente si bloccherà per arrivare sentirsi sempre più spesso, forse troppo o forse meno di quanto sarebbe "meritato" o magari mi faccio solo io delle paranoie inutili ma infondo che ne so io? Fino a che si parla di musica, computer o altro va bene ... ma chi sono io, se non un tizio in camicia e cravatta che ha lasciato l'università per pagare l'affitto di una nuova casa?
Caricare l'iPod tutta la notte, sperare di prendere un treno decente.
Arrivare tardi, perdere il treno, non aver preso l'iPod, salire sull'ultimo treno, penultimo vagone, salire.
Il treno non parte, il tempo non passa.
Il giubbotto sul sedile accanto, la cravatta allargata.
Il giubbotto sul sedile, lo frugo, eccolo.
Un comunissimo portachiavi della Ceres in mano.
Lo guardo, lo fisso, appoggio la testa sul sedile, gli occhi si chiudono.
Stazione, Labico, apro gli occhi mi metto il giubbotto, le mani in tasca insieme al portachiavi.
Non c'è nessuno tanto è pure buio, ma il giorno dopo sarà meglio.
Parlare.
Parlare di giornate di scuola nelle quali invece si è andati al mare o ai go-kart, una volta.
Parlare di giornate di lavoro nelle quali invece l'evento più eccitante è far firmare un adesione da 10 € al mese ad una vecchia del 1938 davanti un Carrefour a Roma.
Parlare, voler parlare di qualcosa di bello ed eccitante, divertente che faccia piacere, non avere parole da spiaccicare, come quando sul pullman in quei pochi minuti le parole erano così tante che si e no usciva un balbettio, se usciva, poche parole e magari dette pure male.
Forse è andata bene, maledettamente bene.
Ma il mio bene non è il bene di tutti e mi dispiace.
Lotto e lotterò per me e chi mi sta intorno, non posso permettere che qualcuno a me vicino stia male e mai lo permetterò, non è giusto, non è bello.
Ora lavoro, il tempo è poco ma se mi sarà permesso darò tutto me stesso per far star meglio chi se lo merita. Sapere quanto è buio il fondo aiuta ad ammirare ancora di più quanto sia bella la luce. Io mi sono ritrovato una lampadina dentro casa per un paio di giorni e di luce ne ha fatta tanta ... davvero tanta.
Poi boh magari non ci sto più capendo niente io, a forza di fare avanti e indietro mi sono sdoppiato, io non sono più io ma sono qualcun altro. Non lo so più davvero.
Eppure ... sono qui a scrivere, non so perché, non so per chi.
So solo che è Natale e non mi frega niente, sono felice da molto prima del Natale, nonostante tutto.
Nonostante abbia mollato l'università, nonostante a volte sembra che tutto mi remi contro sono felice ... perché non vedo l'ora che arrivi che ne so capodanno ... o la settimana dopo ...
Poi se penso alla mia nuova foto su Facebook penso che sono venuto uno schifo, ma penso che quella foto è bella lo stesso perché ... perché si ...
Sono le 4 e mezza passate.
Ed ora sto pensando a quel chitarrista "il Bob Dylan de noatri" lo chiamo ogni volta che lo vedo. Sta lì alla fermata della metro dove scendo ogni giorno per andare a lavorare.
Si penso a lui e quando ho sentito delle note familiare ed erano i Pink Floyd ... "Whish you were here".
Cioè io ... non ci credo ... cioè ... ma e poi mai io ... ci avrei mai pensato davvero ... tutto è ... è ... è ... bello.
Anche il mondo sembra meno cattivo, quando so di avere dietro quel portachiavi.


So, so you think you can tell Heaven from Hell, blue skies from pain.
Can you tell a green field from a cold steel rail? A smile from a veil?
Do you think you can tell?

And did they get you to trade your heroes for ghosts? Hot ashes for trees?
Hot air for a cool breeze? Cold comfort for change?
And did you exchange a walk on part in the war for a lead role in a cage?

How I wish, how I wish you were here.
We're just two lost souls swimming in a fish bowl, year after year,
Running over the same old ground. What have you found? The same old fears.
Wish you were here.

Questo il testo. La musica è solo il contorno.

Feliz Navidad ho detto e non l'ho cercato su google, lo sapevo !
Pensate che non so come si dice in tedesco ...
Ed ora boh io vado ... vado a dormire, vado a sognare, perché finalmente posso, ci riesco ... c'è un perché a tutto, c'è un motivo, so perché tornare a casa so per chi e per cosa sperare.
Oppure no, sono solo uno scemo, vado di qua e di là, parlo di questo e di quello ma alla fine è tutto un mio viaggio un mio "trip". Che parolone, certo che se fosse vero è forse il più bel viaggio della mia vita. Spero anche che sia il più lungo e senza soste.

venerdì 17 dicembre 2010

Gioia e Rivoluzione

Gioia.
Si gioia! Vaffanculo tutti andrà tutto per il meglio!
Rivoluzione.
Niente sarà più come prima. Ho preso il passato a martellate dalle fondamenta, niente è come era, niente sarà come doveva essere. Tutto nuovo, casa compresa.
Lavoro trovato, lavoro preso. Ho il futuro nelle mie mani, niente più scherzi, niente cazzate, ho preso una decisione, un impegno sono sceso in campo del tutto.
Prestiti, anticipi, affitti, allacci, contratti ... un terremoto ho scatenato. Si perché poco prima del mio compleanno resi ufficiale la mia idea di trovare un lavoro. Tempo 4 giorni e ho trovato il lavoro. Dopo 7 giorni esatti dal compimento dei miei 19 anni comincerò a lavorare, si dal 20 come da contratto. 16 pagine di contratto, 500 € mensili più bonus e altre cose.
Cravatta, camicia forse pure la giacca. Scarpe eleganti. Tesserino in bella vista, il sorriso sempre pronto. Il tram dopo il treno, il treno dopo il tram. Mattina e sera, casa è notte.
Infondo mi ero sempre preparato a questa eventualità, dalla seconda media più o meno. 6 anni per mettere su il piano non di una vita ma per una vita. L'istituto tecnico invece del liceo, "allenarmi" a tagliare i ponti con tutti ed essere capace a "crearne" di nuovi. Tanti calcoli, tanta immaginazione legata al freddo realismo. Imparare bene l'inglese, l'inglese serve. Prendere la patente subito, quella serve e te la chiedono. Niente guai "con la legge", nei colloqui controllano. Non bruciarmi la testa, se no chi cazzo te lo da un lavoro? Saper andare avanti da solo come in "compagnia", bisogna sapersi adattare e poi lì fuori di chi ti puoi fidare?
Non dare retta a nessuno andando avanti per la mia strada, tanto ogni strada porta da qualche parte basta al momento giusto riuscire a cambiare strada.
Preso il diploma, cominciata l'Università, aumentati i problemi, mollata l'Università prendo a pugni in faccia i problemi e vado avanti.
Poi boh, ora ho sonno, dilla' c'è un altro portatile da sistemare che mi aspetta ... la vita va avanti comunque, come prima e più di prima.


mercoledì 15 dicembre 2010

Ultime ore da studentello-disoccupato-fancazzista

Tra poche ore sarò un lavoratore con tanto di contratto a progetto.
Si ho venduto il mio tempo, ma non il culo.
Ho venduto il tempo alla fine per una buona causa, posso essere utile.
Cazzo non ci avrei mai sperato.
A domani, con il "me" sotto contratto.

sabato 11 dicembre 2010

Reloading my self.

Qualche tempo fa stavo ascoltando un vinile mentre mi rendevo conto di essere totalmente spensierato, senza alcuna preoccupazione.
La maturità era finita ed anche piuttosto bene, stavo decidendo cosa andare a fare all'università, scrivevo letteralmente a "manetta" non passava sera che non riuscissi a scrivere. Tutto riusciva ad avere un senso per me. Avevo anche preso da poco la patente!
Si insomma una soddisfazione comunque, visto il "passato" sopratutto dei miei due cari genitori al volante. Ed in quel momento sapevo che avevo la possibilità (a conti fatti) di diventare il primo laureato di famiglia ... andava tutto a gonfie vele.
Ora sto sentendo quello stesso disco in mp3, il giradischi non gira. Sono pieno di pensieri sopratutto rivolti al futuro e alle scelte fatte. Sto lasciando l'università dopo pochissimo tempo perché non riesco ad avere la mente libera dal pensiero che bisogna trovare una casa, e che con lo stipendio di mia madre non la trovi di certo. Non riesco a scrivere come mi veniva prima. Per fortuna "alterne" soddisfazioni ci sono lo stesso. Se non fosse per la speranza che vada tutto per il meglio sarebbe una tragedia. Infondo sento che qualcosa di bello è vicino. Un avvenimento tanto bello che in un modo o nell'altro farà da contrappeso. Non so cosa succederà ma ne sono certo, come ero certo che sarebbe arrivato questo momento nero e che sarei dovuto entrare in gioco. Come vi sentireste voi sapendo di essere solo un segno in rosso sui conti?
Per fortuna che di mio, per ora, quei quattro spicci per benzina, qualche uscita con gli amici ed altro me li sono riuscito a guadagnare da solo senza chiederli. Altrimenti ...
Mi toccherà vendere una di quelle poche cose che mi sono rimaste, il tempo.
Pensare che mi hanno anche dato la borsa di studio ... lo Stato Italiano ha investito su di me 2.500 euro. Sempre grazie allo Stato Italiano sono costretto a cercarmi una casa lasciando l'università per la quale mi ha dato 2.500 euro. Poi ci chiediamo perché va tutto a puttane?
Vai ... e vai ... fino a che al sole non ti brucerai ...
ma almeno sei stato vicino al cuore di tutto.

lunedì 6 dicembre 2010

Ed alzo un calice a te.

Un calice pieno di pensieri e con un po' di rabbia.
Alzo un calice a chi per ora sembra aver vinto.
Alzo un calice a te Vita difficile, che per un momento mi hai fatto sentire sconfitto, in quello stesso momento tu hai vinto, in segno di rispetto alzo questo calice a te, ma sappi che molto prima di quanto tu possa credere dovrai rendermi tale onore.
Per un attimo ho messo sogni e speranze nella naftalina, in quel momento sei stata più brava di me. Ma fin da subito sono pronto a tornare più forte e determinato di prima a lottare.
A lottare fino a quando non avrò vinto, fosse anche solo per un attimo io avrò vinto la mia battaglia.
La guerra è ancora troppo lunga per immaginarne solo la fine.

giovedì 2 dicembre 2010

... e poi ...

... e poi boh, non ci capisco più un cazzo.
Non so cosa faccio.
Non so cosa fare.
Non so cosa farò.
Mai successo.
Si perché si potrebbe benissimo dire, che solitamente in questa mia ancora breve vita, di solito l'ho sempre saputo.
Saputo dove andare, cosa fare.
Invece ora boh.
Niente.
Vuoto, nulla di nulla.
Anche oggi, dopo aver parlato e parlato, ho preso e sono corso via da Piazza di Spagna.
Mah ...
Bella comunque.
Vederla così, oggi, non è stato per niente male.
Altro che Tabula Rasa, fotutto Keats.