mercoledì 29 dicembre 2010

Arriva il momento ...

In cui devi porti delle domande ed arrivi a delle risposte.
Inizio ad esserne sicuro io e il mondo non siamo in sintonia. Cosa cerco? Un appiglio qualcosa o qualcuno di reale da sentire e vedere tutti i giorni che mi tenga aggrappato alla realtà, che non mi lasci portare via dal lavoro e tutto il resto.
Poi io sono un tipo che si affeziona facilmente vero, ma solo con chi merita e con chi merita do il 150% l'ho sempre detto e sempre lo ripeterò.
Poi ecco invece si capisce male, si fraintende, si capisce altro io mi illudo, la gente si scazza e vaffanculo sono più solo di prima.
Questo no. I miei amici, quelli da sentire ogni giorno tutti i giorni non possono essere solo quelli del lavoro. Non possono essere le persone che aspettano con me il treno la mattina. All'Università una cosa del genere l'avevo messa su e andava bene. Solo che ora ... boh ... poi magari sarò io che sono impulsivo e tutto il resto ...
Poi boh, come nel 99 % dei casi non mi arrabbio, non porto rancore niente di niente ... come quello che oramai mi devo aspettare dalle persone tutte. Non mi aspetto niente perché la persone non vogliono niente ecco tutto. Ed io di spaccarmi (in senso figurato ovvio) la schiena per tutti me ne sono abbastanza rotto le scatole.
Ripeto cerco solo un appiglio per rimanere me stesso ... oramai non ho più un identità, i vestiti, il parlare, le conoscenze, i discorsi ...
Ho sempre detto di voler rimanere me stesso fino allo stremo, ma qui se nessuno mi aiuta devo davvero spararmi. Ah no! Non posso, devo lavorare, pagare l'affitto, rispettare gli impegni, sorridere ed essere sempre disponibile (da contratto).
Non chiedo la luna ... chiedo ... ciò che una volta era scontato ... Ah si ma un giorno ... se continua così mollo tutto, mando a quel paese tutto e tutti e via.
Via via da questo posto triste senza senso.
Via da queste situazioni brutte.
Via da questi malintesi del cazzo.
Al costo che la strada sia mezzo grammo di piombo, un pezzo di corda, un tram, un camion o altro chissà ...
Sono solo vaneggi questi, vaneggi di chi non vuole essere fottuto.

lunedì 27 dicembre 2010

Pensieri ... e pensieri ...

Belli e bellissimi.
Brutti e paurosi.
Amarezza e felicità.
Senza fiato e senza parole, con tante cose da dire, rimanendo alla fine in silenzio.
Non sapere, non voler sapere ... sapere tutto ed immaginare ogni cosa.
Avere paura, che tutto quello che sembra ora così bello da un giorno all'altro diventi terrificante ...
Maledetto lavoro, così subito ti dovevo trovare. Avrei potuto ... invece ...
Cosa voglio?
Eh ... riuscire a trovare il momento giusto, quello per dire tutto, quello per stare bene ... Invece mi sembra di essere un maledettissimo pupazzo di polistirolo imballato.
Torno a casa, dormo, esco e lavoro. Poi tutto ricomincia ... le varianti sono i tentativi di chiamare, di trovare la cosa giusta da dire, il tono di voce, i messaggi le parole giuste ... vorrei che fosse tutto perfetto ... perché c'è chi se lo merita e vorrei poterglielo dare ... pur essendo più utile ora più che mai invece che in tutto il resto della mia vita, non mi sento a posto. Vorrei capire, essere certo di ... è tutto complicato, è tutto semplice ...
Questa sera i miei migliori amici sono diventati il mio iPod ed un portachiavi della Ceres. Fate un po' voi, fai un po' te lettore ...

venerdì 24 dicembre 2010

Sono tipo le le 4 ...

... ed io sto qui ascoltando Wonderwall degli Oasis che finalmente dopo tanto tempo inizia ad avere un senso oltre l'essere solamente una bella canzone. È legata, ad una frase, un ricordo, un attimo ... «... e Wonderwall no?» di lì ad a qualche ora invece mi sono ritrovato catapultato al lavoro, il mio primo lavoro.
Camicia, cravatta, pantaloni e scarpe "eleganti".
Giubbotto, iPod e telefonino in tasca, questo non è cambiato, anzi c'è stata un'aggiunta, un portachiavi, un comunissimo portachiavi della Ceres.
Una borsa, una borsa, un cartellino con stampata la mia faccia ed una pettorina dell'ONU completano il corredo.
I progetti per il futuro, sperare in qualcosa di migliore, di bello. La felicità di aver trovato una casa. Il pensiero che se non avessi contemporaneamente iniziato a lavorare, magari sarei andato al cinema più spesso, a vedere film inutili naturalmente, ma che con la compagnia giusta diventa meglio di qualsiasi film da premio Oscar con il 3D fasullo che non si vede ...
Sperare di tornare ad un ora decente a casa, di avere abbastanza soldi al cellulare, provare a farsi dare l'orario "mattutino" per tornare prima.
L'abbonamento smagnetizzato che non viene più preso dalle macchinette della metro e la soddisfazione di essere riuscito a fare tutto da solo, senza chiedere favori a nessuno.
Passare dal vedersi al volo sul pullman per la scuola, sperando di incrociarsi al ritorno magari di sentirsi nella chat di facebook la sera che poi naturalmente si bloccherà per arrivare sentirsi sempre più spesso, forse troppo o forse meno di quanto sarebbe "meritato" o magari mi faccio solo io delle paranoie inutili ma infondo che ne so io? Fino a che si parla di musica, computer o altro va bene ... ma chi sono io, se non un tizio in camicia e cravatta che ha lasciato l'università per pagare l'affitto di una nuova casa?
Caricare l'iPod tutta la notte, sperare di prendere un treno decente.
Arrivare tardi, perdere il treno, non aver preso l'iPod, salire sull'ultimo treno, penultimo vagone, salire.
Il treno non parte, il tempo non passa.
Il giubbotto sul sedile accanto, la cravatta allargata.
Il giubbotto sul sedile, lo frugo, eccolo.
Un comunissimo portachiavi della Ceres in mano.
Lo guardo, lo fisso, appoggio la testa sul sedile, gli occhi si chiudono.
Stazione, Labico, apro gli occhi mi metto il giubbotto, le mani in tasca insieme al portachiavi.
Non c'è nessuno tanto è pure buio, ma il giorno dopo sarà meglio.
Parlare.
Parlare di giornate di scuola nelle quali invece si è andati al mare o ai go-kart, una volta.
Parlare di giornate di lavoro nelle quali invece l'evento più eccitante è far firmare un adesione da 10 € al mese ad una vecchia del 1938 davanti un Carrefour a Roma.
Parlare, voler parlare di qualcosa di bello ed eccitante, divertente che faccia piacere, non avere parole da spiaccicare, come quando sul pullman in quei pochi minuti le parole erano così tante che si e no usciva un balbettio, se usciva, poche parole e magari dette pure male.
Forse è andata bene, maledettamente bene.
Ma il mio bene non è il bene di tutti e mi dispiace.
Lotto e lotterò per me e chi mi sta intorno, non posso permettere che qualcuno a me vicino stia male e mai lo permetterò, non è giusto, non è bello.
Ora lavoro, il tempo è poco ma se mi sarà permesso darò tutto me stesso per far star meglio chi se lo merita. Sapere quanto è buio il fondo aiuta ad ammirare ancora di più quanto sia bella la luce. Io mi sono ritrovato una lampadina dentro casa per un paio di giorni e di luce ne ha fatta tanta ... davvero tanta.
Poi boh magari non ci sto più capendo niente io, a forza di fare avanti e indietro mi sono sdoppiato, io non sono più io ma sono qualcun altro. Non lo so più davvero.
Eppure ... sono qui a scrivere, non so perché, non so per chi.
So solo che è Natale e non mi frega niente, sono felice da molto prima del Natale, nonostante tutto.
Nonostante abbia mollato l'università, nonostante a volte sembra che tutto mi remi contro sono felice ... perché non vedo l'ora che arrivi che ne so capodanno ... o la settimana dopo ...
Poi se penso alla mia nuova foto su Facebook penso che sono venuto uno schifo, ma penso che quella foto è bella lo stesso perché ... perché si ...
Sono le 4 e mezza passate.
Ed ora sto pensando a quel chitarrista "il Bob Dylan de noatri" lo chiamo ogni volta che lo vedo. Sta lì alla fermata della metro dove scendo ogni giorno per andare a lavorare.
Si penso a lui e quando ho sentito delle note familiare ed erano i Pink Floyd ... "Whish you were here".
Cioè io ... non ci credo ... cioè ... ma e poi mai io ... ci avrei mai pensato davvero ... tutto è ... è ... è ... bello.
Anche il mondo sembra meno cattivo, quando so di avere dietro quel portachiavi.


So, so you think you can tell Heaven from Hell, blue skies from pain.
Can you tell a green field from a cold steel rail? A smile from a veil?
Do you think you can tell?

And did they get you to trade your heroes for ghosts? Hot ashes for trees?
Hot air for a cool breeze? Cold comfort for change?
And did you exchange a walk on part in the war for a lead role in a cage?

How I wish, how I wish you were here.
We're just two lost souls swimming in a fish bowl, year after year,
Running over the same old ground. What have you found? The same old fears.
Wish you were here.

Questo il testo. La musica è solo il contorno.

Feliz Navidad ho detto e non l'ho cercato su google, lo sapevo !
Pensate che non so come si dice in tedesco ...
Ed ora boh io vado ... vado a dormire, vado a sognare, perché finalmente posso, ci riesco ... c'è un perché a tutto, c'è un motivo, so perché tornare a casa so per chi e per cosa sperare.
Oppure no, sono solo uno scemo, vado di qua e di là, parlo di questo e di quello ma alla fine è tutto un mio viaggio un mio "trip". Che parolone, certo che se fosse vero è forse il più bel viaggio della mia vita. Spero anche che sia il più lungo e senza soste.

venerdì 17 dicembre 2010

Gioia e Rivoluzione

Gioia.
Si gioia! Vaffanculo tutti andrà tutto per il meglio!
Rivoluzione.
Niente sarà più come prima. Ho preso il passato a martellate dalle fondamenta, niente è come era, niente sarà come doveva essere. Tutto nuovo, casa compresa.
Lavoro trovato, lavoro preso. Ho il futuro nelle mie mani, niente più scherzi, niente cazzate, ho preso una decisione, un impegno sono sceso in campo del tutto.
Prestiti, anticipi, affitti, allacci, contratti ... un terremoto ho scatenato. Si perché poco prima del mio compleanno resi ufficiale la mia idea di trovare un lavoro. Tempo 4 giorni e ho trovato il lavoro. Dopo 7 giorni esatti dal compimento dei miei 19 anni comincerò a lavorare, si dal 20 come da contratto. 16 pagine di contratto, 500 € mensili più bonus e altre cose.
Cravatta, camicia forse pure la giacca. Scarpe eleganti. Tesserino in bella vista, il sorriso sempre pronto. Il tram dopo il treno, il treno dopo il tram. Mattina e sera, casa è notte.
Infondo mi ero sempre preparato a questa eventualità, dalla seconda media più o meno. 6 anni per mettere su il piano non di una vita ma per una vita. L'istituto tecnico invece del liceo, "allenarmi" a tagliare i ponti con tutti ed essere capace a "crearne" di nuovi. Tanti calcoli, tanta immaginazione legata al freddo realismo. Imparare bene l'inglese, l'inglese serve. Prendere la patente subito, quella serve e te la chiedono. Niente guai "con la legge", nei colloqui controllano. Non bruciarmi la testa, se no chi cazzo te lo da un lavoro? Saper andare avanti da solo come in "compagnia", bisogna sapersi adattare e poi lì fuori di chi ti puoi fidare?
Non dare retta a nessuno andando avanti per la mia strada, tanto ogni strada porta da qualche parte basta al momento giusto riuscire a cambiare strada.
Preso il diploma, cominciata l'Università, aumentati i problemi, mollata l'Università prendo a pugni in faccia i problemi e vado avanti.
Poi boh, ora ho sonno, dilla' c'è un altro portatile da sistemare che mi aspetta ... la vita va avanti comunque, come prima e più di prima.


mercoledì 15 dicembre 2010

Ultime ore da studentello-disoccupato-fancazzista

Tra poche ore sarò un lavoratore con tanto di contratto a progetto.
Si ho venduto il mio tempo, ma non il culo.
Ho venduto il tempo alla fine per una buona causa, posso essere utile.
Cazzo non ci avrei mai sperato.
A domani, con il "me" sotto contratto.

sabato 11 dicembre 2010

Reloading my self.

Qualche tempo fa stavo ascoltando un vinile mentre mi rendevo conto di essere totalmente spensierato, senza alcuna preoccupazione.
La maturità era finita ed anche piuttosto bene, stavo decidendo cosa andare a fare all'università, scrivevo letteralmente a "manetta" non passava sera che non riuscissi a scrivere. Tutto riusciva ad avere un senso per me. Avevo anche preso da poco la patente!
Si insomma una soddisfazione comunque, visto il "passato" sopratutto dei miei due cari genitori al volante. Ed in quel momento sapevo che avevo la possibilità (a conti fatti) di diventare il primo laureato di famiglia ... andava tutto a gonfie vele.
Ora sto sentendo quello stesso disco in mp3, il giradischi non gira. Sono pieno di pensieri sopratutto rivolti al futuro e alle scelte fatte. Sto lasciando l'università dopo pochissimo tempo perché non riesco ad avere la mente libera dal pensiero che bisogna trovare una casa, e che con lo stipendio di mia madre non la trovi di certo. Non riesco a scrivere come mi veniva prima. Per fortuna "alterne" soddisfazioni ci sono lo stesso. Se non fosse per la speranza che vada tutto per il meglio sarebbe una tragedia. Infondo sento che qualcosa di bello è vicino. Un avvenimento tanto bello che in un modo o nell'altro farà da contrappeso. Non so cosa succederà ma ne sono certo, come ero certo che sarebbe arrivato questo momento nero e che sarei dovuto entrare in gioco. Come vi sentireste voi sapendo di essere solo un segno in rosso sui conti?
Per fortuna che di mio, per ora, quei quattro spicci per benzina, qualche uscita con gli amici ed altro me li sono riuscito a guadagnare da solo senza chiederli. Altrimenti ...
Mi toccherà vendere una di quelle poche cose che mi sono rimaste, il tempo.
Pensare che mi hanno anche dato la borsa di studio ... lo Stato Italiano ha investito su di me 2.500 euro. Sempre grazie allo Stato Italiano sono costretto a cercarmi una casa lasciando l'università per la quale mi ha dato 2.500 euro. Poi ci chiediamo perché va tutto a puttane?
Vai ... e vai ... fino a che al sole non ti brucerai ...
ma almeno sei stato vicino al cuore di tutto.

lunedì 6 dicembre 2010

Ed alzo un calice a te.

Un calice pieno di pensieri e con un po' di rabbia.
Alzo un calice a chi per ora sembra aver vinto.
Alzo un calice a te Vita difficile, che per un momento mi hai fatto sentire sconfitto, in quello stesso momento tu hai vinto, in segno di rispetto alzo questo calice a te, ma sappi che molto prima di quanto tu possa credere dovrai rendermi tale onore.
Per un attimo ho messo sogni e speranze nella naftalina, in quel momento sei stata più brava di me. Ma fin da subito sono pronto a tornare più forte e determinato di prima a lottare.
A lottare fino a quando non avrò vinto, fosse anche solo per un attimo io avrò vinto la mia battaglia.
La guerra è ancora troppo lunga per immaginarne solo la fine.

giovedì 2 dicembre 2010

... e poi ...

... e poi boh, non ci capisco più un cazzo.
Non so cosa faccio.
Non so cosa fare.
Non so cosa farò.
Mai successo.
Si perché si potrebbe benissimo dire, che solitamente in questa mia ancora breve vita, di solito l'ho sempre saputo.
Saputo dove andare, cosa fare.
Invece ora boh.
Niente.
Vuoto, nulla di nulla.
Anche oggi, dopo aver parlato e parlato, ho preso e sono corso via da Piazza di Spagna.
Mah ...
Bella comunque.
Vederla così, oggi, non è stato per niente male.
Altro che Tabula Rasa, fotutto Keats.

giovedì 18 novembre 2010

Si perché

Io sto bene Io sto male
è una formalità è una formalità
CCCP - Io sto bene

E' una questione di qualità
o una formalità
non ricordo più bene una formalità
come decidere di radersi i capelli
di eliminare il caffè, le sigarette
di farla finita con qualcuno
o qualcosa, una formalità una formalità
o una questione di qualità
io sto bene io sto bene
io sto male io sto male
io non so io non so
come stare dove stare
non studio non lavoro non guardo la TV
non vado al cinema non faccio sport
io sto bene io sto male io non so
cosa fare non ho arte non ho parte
non ho niente da insegnare
è una questione di qualità
o una formalità
non ricordo più bene, una formalità

lunedì 15 novembre 2010

Voi ...

... che il vostro problema è uscire o no il sabato sera.
Voi che il vostro problema è trovare il\la ragazzo\a giusto\a.
Voi che il vostro problema è avere il vestito.
A voi che a parole siete Alfa e ai fatti siete Omega ma nei pensieri Beta.
Per tutti voi che ritenete di avere il diritto di dire che tutto fa schifo, ma poi avete tutto.
Beh ho da dirvi una cosa.
La vita, il mondo, fa ancora più schifo di quanto voi possiate minimamente immaginare.
Ma per me e per chi come il sottoscritto da sempre, per chi anche da poco, ci sbatte la faccia addosso giorno dopo giorno, bé per noi è meglio così. Sappiamo cos'è la vita vera e sappiamo lottare nel bene o nel male. Siamo noi i giudici del nostro destino. Voi lamentatevi per cose inutili che qui c'è da finire la giornata.

Penso sia tipo il terzo post di questo tipo.
Se il mondo fa tanto schifo ogni giorno di più mica è colpa mia.
Io faccio il cronista della mia vita.

sabato 13 novembre 2010

5.09

Torino. 13 ottobre 1996, ore 14:45. Eclissi di Sole. Il mondo si ferma.
Ore 16:55. Il mondo ha ricominciato a girare. Che palle!
Era tutto un complotto: mio padre, la colazione, la scuola, quelli sul tram, quelli a piedi. I marciapiedi. Tutti con lo stesso obiettivo: rovinarmi l'esistenza. Fregarmi. E io cercavo di fregarli a modo mio. Come? Ero libero. Libero! Libero nel senso che non avevo un cazzo da fare, ecco.

Tutti giù per terra

venerdì 12 novembre 2010

... e se fosse ...

il tempo l'unica cosa che mi è rimasta. Che ci rimane.
Le idee vengono copiate o derise. I sentimenti svenduti e svalutati.
Le parole perdono di importanza.
Le amicizie per lo più diventano volatili come un qualsiasi tipo di gas. Una nuvola, che si sposta con il vento.
Allora a conti fatti si l'unica cosa che mi rimane è il tempo, che ancora oggi mi posso permettere di sprecare o sfruttare a mio piacimento.
Per questo forse inconsciamente faccio sempre tardi la notte. Dormendo poco quando c'è la luna.
Fino a che un giorno, prima o poi per cinque giorni a settimana dalle 8 alle 16 il mio tempo non verrà pagato a rate, settimanalmente fino a che non sarà un infarto, un ictus o chissà cos'altro a stroncarmi.
La cosa triste è che prima o poi tutti spereremo ardentemente di trovare qualcuno che ci paghi per il nostro tempo.
Perché anche la libertà come ce la vogliono far conoscere, la libertà che ci hanno insegnato a scuola è quella che si compra con i soldi.
O ti vendi l'anima o vendi il tuo tempo.
Io per ora tengo ad entrambe.
Alzo il volume va' forse non penso.
Non ci penso.

giovedì 11 novembre 2010

Fa freddo.

Sento freddo.

Maledetto pensiero.

Serata bella.
Divertito.
Viaggio in macchina perfetto. Grande musica.
Casa arrivo, non vedo. Intuisco, immagino, penso.
Cazzo fa male.
Fa molto male.
Per questo cerco di fare sempre tardi. Per dormire subito senza pensare.
Senza immaginare.
Per dimenticarmi di sognare.
Per dimenticare come si sogna.
Per insomma, stare meglio.
O almeno provarci.
Non posso ridere delle disgrazie altrui. Posso solo dannarmi delle mie. Ci sono cresciuto in una disgrazia. Anzi ci sono nato.
In questo momento penso:
«Che schifo.»
«Che schifo.»
«Perché?»
«Quando spariremo dal mondo?»
5 miliardi di anni.
La giusta attesa per sparire per sempre tutti.
Ed il fatto che la mia, la vostra, la nostra ... insomma l'esistenza di tutti a conti fatti non serve a nulla non mi consola per niente. Mi fa chiedere solo una cosa. Mi fa chiedere disperatamente di dimenticare come si pensa. Senza pensare non posso capire come sto. Se non so come sto sono felice.
Felice.
L'uomo credo in quanto essere pensante, non lo potrà mai essere del tutto.
In quanto essere umano nemmeno io sarò mai felice del tutto.
Umanità inutile.
Inutile.
Anche l'auto eliminazione è diventata oramai inutile, tutti travisano tutti, non vale la pena nemmeno pensarci.

lunedì 8 novembre 2010

Meglio così che morto.

Fedele a me stesso. Identico a ciò che ho sempre detto.
Ce l'ho fatta a modo mio, sempre.
Di sicuro, errori ed orrori convivono insieme a tante altre cose, essere sicuro, che alla lunga una penna, una parola od una frase sia più potente di una pistola.
A volte le cose è meglio che finiscano subito, in attimo come un'esplosione, una grandissima esplosione nella notte. Una gigantesca esplosione, un flash e poi il silenzio.
Solo più tardi in lontananza si sentiranno le grida di dolore ma quello è il dopo, quello è il durante, l'esplosione è finita. Tutto è finito ed è nato qualcosa di nuovo. Per qualcosa che è nato qualcos'altro inevitabilmente è morto.
Si insomma, senza compromessi, non è colpa mia se a volte sembra sia il solo che da valore a certe parole. Non me ne frega niente se il mio essere sincero mi può far sembrare come si dice? Ah si stronzo. Oppure se trovo qualcuno degno della mia fiducia, confidargli ciò che penso e non è facile. Io non sono "una puttana", non vado a comando, non mi faccio illudere dalle parole, non mi nascondo dietro il "Si lo so che ho sbagliato ma..." . No un cazzo! Se faccio qualcosa a prescindere non lo considero uno sbaglio e ne vado fiero! Se invece commetto un errore, se sbaglio allora prendo le decisioni del caso, seguo le naturali conseguenze, cerco di riparare, di scusarmi. So prendermi le mie responsabilità, le mie rispetto gli altri.
Bisogna essere sinceri con se stessi e con gli altri, i rapporti vanno rispettati, se a qualcosa tieni lotta per quello, viene prima chi ci è intorno che noi stessi, per poter stare bene con le altre persone loro stesse in primis devono avere la possibilità di stare bene e bisogna cercare di fare il possibile per far si che lo siano. Alcuni dei mi punti cardine, che se qualcuno mi conosce o conosceva sa' che ho sempre cercato di rispettare, si lo so molto probabilmente sono solo idee mie, idee di chi non ha mai avuto molto dalla vita, di chi ha dovuto imparare a bastarsi da solo fin da quando era alto si e no un metro intuiva che la vita non sarebbe stata uno scherzo, che avrebbe dovuto imparare a cavarsela da solo a cominciare dal prendersi un bicchiere d'acqua per finire al vivere la sua esistenza.
Perché chi non riconosce tutto questo, chi da tutto per scontato, chi rende il tutto ovvio? Scontato? Non so come spiegarlo per bene, ma quando un concetto (come una frase, un pensiero od anche una singola parola) vengono usati e ripetuti sempre allo stesso modo da tante persone differenti ma che (alla fine) sono uguali, perde di forza, di significato scolorisce ... come l'ultima di una serie di fotocopie.
Io provo almeno a rendere tutto il più possibile unico, un qualcosa a se stante che può benissimo vivere da solo, si anche un pensiero deve poter vivere da solo della sua sola forza.
Non deve dipendere da una persona. Non può dipendere da una persona.
Dai che lo sapete, infondo anche voi aspirate ad essere famosi come "gli altri", popolari con tanti fan (fan senza S visto che è una parola acquisita non ce n'è bisogno), sentirvi dire che siete bravi e che siete i migliori.
Si anche io, ma io solo per un motivo. Per poi sbattervi in faccia a tutti voi che ce l'ho fatta COME DICO IO e che si può vincere essendo chi si è e non chi si vorrebbe essere.
Per poter affermare che si mi sono tolto dalle palle e che se pure ha fatto male ce l'ho fatta lo stesso.
Per poi poter godere degli stessi vantaggi, avere gli stessi amici che avete voi adesso. Potendomi permettere di fare, dire o non dire quello che voi avete detto a me, facendovi provare o non lo stesso. Manovrare i fili, fingere dispiacere, far finta di avere una posizione e poter scambiare giusto e sbagliato a mio piacimento.
Si questo infondo è un pensiero pieno di rabbia, di odio forse, di voglia di vendetta ... e cavolo sì se è così. Chi non lo capisce è perché non concepisce il digiuno. Ricordando che l'uomo non vive di solo pane, ma anche di parole e tutto il resto di cui ho sempre parlato.
La rabbia di chi non si può permettere di sognare.
L'odio verso chi disprezza ciò che ha.
Vendetta, per ogni parola di rabbia che ho dovuto pensare e per ogni cosa che io ho sognato e voi avete disprezzato.
C'è gente che odia i genitori, gente che vorrebbe cambiare "amore", gente che si può permettere di distruggere "cose" a caso senza curarsene. C'è gente che disprezza il lavoro.
C'è gente che disprezza la stessa casa e lo stesso luogo in cui vive.
C'è gente che entra in un posto e pensa ai suoi comodi senza pensare a chi ha costruito quello che lui sta contribuendo a distruggere.
C'è gente che odia chi glielo fa notare.
Oramai il discorso è diventato lungo, si inizia a perdere il filo del discorso.
Inizio a pensare ad altro.
Voi affidatevi pure ai vostri ruoli. A me piace il Free Lance.
Si scrive così? Sti cazzi.

sabato 6 novembre 2010

Maledetta sera al contrario.

Sono arrivato a casa e sto scrivendo.
Ho da poco parcheggiato dopo che ho cercato un paio di volte il posto, nel parcheggio proprio dietro casa mia, dovendo alla fine accontentarmi di parcheggiare fuori da esso.
Nel viaggio me la presi con comodo, il viaggio di ritorno andava goduto, con la musica giusta, velocità giusta e finalmente luce giusta (si finalmente con i fari e tutto il resto al top è davvero un piacere viaggiare di notte, come mi è sempre piaciuto) ! Si ripensando, al fatto che forse il tutto era solo per rilassarmi e non voler, pensare a ciò ... a chi ... avevo rivisto dopo tanto di sfuggita.
Poco prima saranno state le tre di notte (o mattina dipende dai punti di vista) stavamo al solito parcheggio, un ora ma anche più a parlare, cazzeggiare, non pensavo a niente, poi mi ricordo, cavolo non stavo pensando per non pensare e allora è lì che ci penso.
Ci eravamo fermati dopo esserci fatti un giro in macchina con "La Zappa" di Rino Gaetano a palla, visto che eravamo usciti da poco da un locale, dove c'era una buona cover band dello stesso.
Avevamo visto la partita al solito pub, la partita stava per finire, 1o minuti o poco più, «Cavolo forse sta là, non me l'ero immaginata, non l'avevo vista per sbaglio forse c'è davvero, infatti ero già uscito un paio di volte, da quando mi balzò quest'idea per la testa, il locale era diventato immensamente piccolo, sentivo caldo. Ed ora stavo lì appoggiato sul cofano della mia macchina a pensare, pensare e si ... a ricordare come facevo ormai da più di qualche minuto, fuori stavo meglio, quello che mi era sembrato di vedere non c'era lì, ma si che c'era, infondo me l'hanno detto «Oh co' ma quella non è l'amica tua?» «Chi?» «Ma dai la "finlandese", sotto il maxischermo» «Ah si ... beh non lo è più, l'ho cancellata, bloccata e sono uscito dalla pagina»
«... hai fatto bene.»
Così pensai, "Ah allora prima l'avevo vista sul serio, stava qua davvero, ah si tu si che fai bene a dirmi che ho fatto bene, io ancora me lo chiedo, ma è così che va la vita no? Cazzo sto posto è troppo piccolo, devo uscire".
Rientrai, mi si appannarono gli occhiali, li tolsi, passai accanto ad un tavolo, proprio davanti, anzi troppo vicino a dove c'era.
-Per fortuna che tra poco la partita finisce e ce ne andiamo a vedere la cover di Rino Gaetano pensai.-
Pizza alla diavola, la classica margherita con il salame piccante, anche questa volta come al solito in questo posto scelgo sempre la stessa e nel frattempo iniziò la partita.
Non mi toglievo dalla testa quel pensiero ma quella che avevo visto mentre cercavamo un parcheggio, lì seduta era lei? Nel frattempo ricordi malinconici fanno breccia «Quanto ci mettono pe' 'sta pizza?» «Mo' arriva co' non te preoccupa'».

Poi tutto il resto da raccontare in questa serata, raccontata al contrario inizia ad essere inutile.
Sono partito dalla fine, per cercare di capire.
Non può essere così, cavolo, un saluto niente.
Fa' male, io questo volevo evitare, invece no, il colpo di grazie è fu dato ed io come mi è stato detto "mi sono tolto dalle palle" .
Ora, ora posso lottare come faccio e come ho sempre fatto.
Ma è brutto.
Ma è dura.
La guerra è brutta ed io ce l'ho dentro di me.
Questa sera più che mai, meno male che Rino Gaetano anche se in formato Cover Band di provincia ci ha messo una pezza, anche se alcune canzoni, facevano scorrere le immagini passate come in vecchi film a pellicola.
Vecchi film, nemmeno parlassi di chissà cosa, di chissà quando.
Invece, la mia speranza è stata eliminata, sepolta viva da qualcosa che non doveva esserci.
Ma ancora non è morta, respira a fatica, rantola soffre.
Vorrebbe morire, ma infondo credo di essere io a darle ancora quel pizzico di vita.
Facendomi odiare.
Odiandomi
Odiandoti.
Odiando.
Odio odiare.
Ti Odio.
Mi Odio.
Vi Odio.
Odio Pieno.
Pieno Odio.
Quanto Odio?
Odio dare de numeri.
Tanto Odio, troppo Odio.
Io non Odio, io sto.
Sto con me.
Me con me.

venerdì 5 novembre 2010

Antidoto.

Disintossicazione. Il veleno viene assorbito, esce.
Si sempre la musica, che spinge. Spinge ed entra. Spinge e lo ricaccia fuori. Spinge e mi fa alzare.

mercoledì 3 novembre 2010

Mal di testa.


Qualcosa si è bloccato.
Oppure qualcosa è di troppo.
Magari qualcosa è stato eliminato è andato perso.
Si anche la testa si deve abituare mentre tutto il resto attutisce il colpo.
Il colpo.
Colpo.
COLPO.

Che ritorna sempre, col suo suono, secco.
Rimbomba.

Poi? Poi cosa?


Pensieri, alcuni, sono grandi.
Molti sono pesanti.
Altri sono dimenticati, inutili orpelli dedicati a rovine decadute.
Parole dette che non cancellerò mai.
Commenti scritti, che non cancellerò mai.
Pensieri e parole. Letti. Inutile spreco di pensiero.
Se poi pensiero è.


A volte il mondo è dietro di me.
A volte il mondo è sopra di me.
A volte io ed il mondo andiamo d'accordo, raramente.


Viaggio, a piedi tra i luoghi.
Viaggio, con la mente tra i ricordi ed i luoghi.
Viaggio, con le immagini tra la nostalgia, i ricordi ed i luoghi.
Viaggio, con me stesso, scaccio la nostalgia, scaccio i ricordi, evito i luoghi.
Oppure ci passo davanti e li fisso. Niente.


Una visione, difronte a me.
Un ricordo, dietro di me.
Una paura lontana da me.
Il dubbio mi circonda.

Una sola cosa è sicura, ora è notte.
Una sola cosa è sicura, ora è giorno.
Da qualche parte lo sarà sempre. Per sempre, finché esisterò.

domenica 31 ottobre 2010

Remember ever who you are.

Rendere reale ciò che percepisco, materializzare i pensieri in qualcosa come parole, frasi punti e virgole. Dargli vita, si una vita propria, perché comunque ogni cosa prende una sua vita, una sua strada. Dipende da chi ci si avvicina, da chi legge, da chi interpreta e da chi risponde. Dal come anche. Quel passo che divide i " se " ed i "ma" per capire quanto sono vicini o quanto sono lontani.
Non è l'ispirazione che mi manca tutt'altro, ho ancora tante storie da raccontare, solo non voglio cadere nello squallido rituale della somiglianza e dello scontato. Si è un mio cruccio, magari una volta fatto il tutto, risulterà tutto uguale ad altro, sarò scialbo e scontato. Ma almeno sarò sicuro di aver provato con tutto me stesso di evitarlo. Posso dire di averci provato, come sempre, avrò la coscienza pulita.
Non è un fatto di voler per forza essere "differente", cerco solo di essere me stesso e se me stesso il più delle volte non risulta accettato da tutto il resto, come posso io far qualcosa che risulta uguale a tutto il resto?
Almeno posso dire di avere, uno o più "principi" da seguire.
Voi? Lì avete anche voi oppure avete cambiato (o cambiate) in base ai vostri umori ed ai vostri contatti?
Si è normale, succede di continuo, sopratutto da chi è abituato ad avere e non viceversa, in mancanza del qualcosa si avvicina si adatta e via. Forse, sbaglio.
Magari sbagliassi. A volte ringrazio d'essere "venuto" su così, a volte mi maledico. Ma tant'è che ogni giorno sono sempre più fiero di me e di ciò che ho fatto, perché so che non ho tradito me stesso, sono riuscito fino ad ora ed essere coerente con ogni parola data, con ogni "idea" che mi sono fatto in testa.
Per sopravvivere bisogna sapersi dare delle "regole", le mie sono basate sulla coerenza con se stessi, sul rispetto e sulla sincerità. Ora voglio riuscire a scrivere tutto ciò che mi sta passando per la mente, come dicevo. Cercando appunto di essere coerente con me stesso, quindi sincero e rispettoso. Ma per rispetto sia ben chiaro intendo il rispetto delle idee e della persona. Cosa comporta per me questo? Comporta semplicemente che se la persona ha un idea che non mi trova concorde, la rispetto, va benissimo, ma per rispetto e sincerità (appunto) prima o poi quel che penso glielo dirò. Prima o poi.

mercoledì 27 ottobre 2010

Risposte lunghe per domande sciocche. Cosa chiedo? Chiedo la realtà non un surrogato. Con sincerità, non balle. Ad ogni costo.

Ho fatto quel che andava fatto.
Ho detto quel che andava detto.
Non me ne faccio un problema.
C'è ben poco altro da dire.
Poco o niente.
Potrei dire, anzi scrivere, altre considerazioni conseguenti ad altro.
Certo che prima andava bene, niente era scontato, era tutto bello e divertente.
Si posso dire benissimo di essere tornato all'origine, perché ormai a quanto sembra ciò che mi aspettavo, che sentivo, che ho tentato di evitare inizia a prendere corpo.
Origine, dicevo, da solo quindi e non è un problema è si forse meno bello ma io ci sono cresciuto e ci so stare. So cosa vuol dire lottare, si lottare perché davvero a volte la vita sembra un gigantesco ring. Non ho mai avuto e mai avrò bisogno del cavalier servente che mi viene dietro ne tanto meno che prenda le mie parti, se c'è va bene, altrimenti per me si può fare anche così.
Non rinnego niente, non cancello niente e se è vero che comunque negli ultimi tempi la mia vita è diventata diversa dalle aspettative per via di influenze esterne le mie decisioni le ho prese da solo, da solo mi sono fatto carico di conseguenze e altrettanto faccio tutt'ora. Così farò sempre.
Appunto da solo. Io so farlo, posso farlo, ma invece mi sorge un dubbio.
Lo sanno fare tutti?
O meglio perché c'è gente che riesce a fare date cose solo con il sostegno di qualcuno? Senza tale presenza? Lo farebbe? Se ne trovasse un altra? Un alternativa, magari più accomodante, che ne so. Infondo non sono pratico di certe situazioni. Ma posso interpretare messaggi e segnali, le "sensazioni". Quello che sento, ho sentito non mi piace per niente ed infine mi trovo con un senso di meschinità addosso come poche volte.
Poi certo, per come sono fatto io torna la classica domanda. Perché?
Ancora sento che il messaggio non è arrivato, ma non importa oramai, perché è arrivato qualcos'altro.
Qualcosa che promette bene, che si perde nel mezzo ma che infine non è nient'altro che un insulto. Un insulto al pensiero, ai pensieri.
Si ma prima andava bene, non ero solo, ero solo io che ci pensava, che perdeva tempo e tanto altro. Illuso di aver trovato un piccolo ormeggio dove poter attraccare e non farmi trascinare dalla marea, ho chiuso gli occhi mi sono fatto abbagliare. Nel momento in cui la luce s'è affievolita, tentando di riaccenderla a quanto pare mi sono scottato e dal dolore ho (forse chi lo sa?) aperto gli occhi. Forse mi sbaglio ancora chissà. Ma di una cosa sono certo, ero sicuro di aver trovato qualcosa di più della sola conoscenza personale ma quell'amicizia grande. Davvero grande, beh evidentemente è stato un errore. Un errore di calcolo.
Il mio unico errore è stato quello di cercare di evitare ciò che sarebbe successo comunque, in modo diverso, in modo meno vistoso ma sarebbe successo, lo ripeto ancora una volta:
- Non sarebbe stata la prima volta che avrei visto qualcosa bruciarsi così.
Ed io non ci voglio (volevo?) stare, ma tant'è che nemmeno io mi tiro indietro, solo una cosa posso tirare, il grilletto un colpo alla testa a tutto ciò che c'è stato un lampo improvviso, soffrirà di meno. Così potrà andare lì sulla Luna insieme a ciò che è stato perso dagli uomini. Insieme a tutte le altre bellissime illusioni che sono finite per svanire, uccise, dalle persone che ci credevano tanto o che avevano contribuito a darle vita.
Se qualcosa del genere di quello che c'è stato vuol dire che forse non ce n'era il bisogno, che forse non si è saputo apprezzare il tutto.
Per me mai niente è stato scontato perché mai la mia mente e tutto il resto avrebbero potuto concepire, nemmeno questo.
Di quello che succederà di qui a poco so davvero ben poco, so solo che l'incubo si sta per realizzare e quando io, tu, noi, voi, tutti ci faremo i conti saremo soli. Anche quando ci sveglieremo saremo soli ed a quel punto trovare qualcuno a cui chiedere aiuto sarà difficile.
Ma io credo che non lo farò, i miei demoni, i mie problemi alla fine dei conti li affronto da solo.
Per quanto riguarda sfogarsi, confidarsi e levarsi i pesi dallo stomaco beh, qualcosa mi inventerò chissà, il mondo è pieno di gente che sa fingere benissimo d'ascoltarti. Internet è ottimo per questo.
Chissà nel futuro se ci sarà solo questo se non rimpiangeremo un bel "faccia a faccia" mentre il computer decide se farci funzionare la nostra bella chat cumulata di pixel.
Chissà.


Dissi ... Ascoltala! «Non mi piace» Peccato c'era tutto - Ti saluto persona densa

(Aspetta, aspetta che rispondo al telefono. Pronto?)

Amica mia, è da tempo che non parliamo, non capitiamo negli stessi posti, ed i concerti sono son certo i luoghi adatti a concentrarsi e completarsi. Bisogna ritagliare spazi, anzi, dedicarli, ché quei ritagli a tempi stretti non son possibili i racconti. Amica mia, cosa racconti, cosa mi accenni, come vivi in questi giorni? Ti affanni, ti appanni gli occhi dai pianti, e pianti i ragazzi gli uni dopo gli altri? Che devo dirti, di concentrarti su quel che cerchi? Disegna cerchi e poi distruggili… sì, lo so, non ascoltarmi, non darmi retta, io che sono lento come una caretta caretta rimasta a terra che cerca l’acqua. Dici che sono buffo perché mi immergo e non mi tuffo, perché rifiuto di fare rima con quel personaggio belga dei fumetti e cartoni, con la pelle blu, i pantaloni bianchi, che si muove in branchi, nei boschi, nei villaggi. Amica mia, mi piace dirti stupidaggini, perché parliamo di argomenti pesanti e ci è concesso distrarci, farci dei ritratti reciproci in cui specchiarsi per poi ritrarsi e ritrattare i fatti. Incontriamoci, mangiamo qualcosa dai piatti, dai cartocci, così mi spieghi i tuoi rapporti complicati, i nuovi sfoghi che si son palesati. Io ti racconto invece di come non riesco a sfogarmi dei poteri magici che uso per controllarmi nelle situazioni normalmente assurde in cui sono solito ficcarmi. Amica mia, non guardiamo film assieme, non andiamo a divertirci: sono cose che fanno i conoscenti, non gli amici, sono scuse e gesti per occupare il tempo tra persone che non sanno cosa dirsi, che non voglion preoccuparsi. E noi siamo preoccupati, non parliamo mai del fatto che non ci siamo mai baciati. Ne parliamo adesso: perché, è ovvio, noi siamo la risposta alla domanda “possono due persone di diverso sesso dialogare a fondo senza che scatti un movimento od ingranaggio che si muove sempre nello stesso modo, e che non fa mai un rumore nuovo?”. Amica mia, siamo al telefono, i miei compari ridono, fanno battute allusive, mi diverto a dare loro risposte elusive. E non sarebbero compari se non sapessero dei miei poteri: li senti ridere con umorismi sottili e fittizi dovuti ai Fumetti della Gleba, e non ai servi della gleba. Cantami o musa del tuo lavoro, lo stai cercando? Ne hai trovato un altro? È un’occasione? Bada, le occasioni non esistono: se fai una scelta mentre stai male qualsiasi occupazione in poco tempo comincia a pesare, e tu a ripeterti e non capire come sia possibile che con un lavoro così comodo e stabile il tuo pianto rimanga inestinguibile, al limite tra l’angoscia del perfettibile e quel barile di irresolutezza di cui non ti liberi né in una casa nuova né con una compagnia diversa, e queste cose le so perché anche io, e queste cose si disgregano con il tempo, amica mia, un millimetro dopo l’altro, occupando lo spazio astratto, soluzioni proprie, mai obsolete, mai prese in prestito come le diete, o perlomeno rimodernate, senza rispetto per chi le ha prestate. Amica mia, quando mi riporti un libro fai sì che sia spiegazzato, senza copertina, tutto scritto e sottolineato. Dai, vediamoci per parlare. Stai spendendo troppi soldi: in questo modo non posso usare i miei poteri, posso al massimo darti dei consigli. Sono troppe le persone di cui vedo il potenziale e che non mi permettono un’efficace interazione per pigrizia, per sfiducia o per diritto, che il mio non-rispetto lede, e si ritraggono. Dimmi quando invado troppo. Lo so, ti fermi, devi andare. Fammi sapere quando trovi un lasso spazio-temporale per camminare, parlare, fare merenda. Stammi bene – retorica a parte, ti saluto, persona densa.


martedì 26 ottobre 2010

Try it or Lost it

Sono di nuovo qui, nel mio posto preferito, da solo a scrivere. Qui è dove ho scritto le cose migliori, dove ho passato gran parte dell'estate, comprese quelle lunghe settimane. Si quelle.
Nonostante la temperatura si sto qui lo stesso, devo.
Chiedo consigli cerco voci ... eccone una:
«Scrivi, scrivi il tuo miglior post e pubblicalo, magari anche sulla pagina, spiegati al meglio e le cose si sistemeranno»
Un altra ancora eccola:
«Prova a sistemare la situazione, prova a mettere apposto le cose e se non ci riuscirai lascia andare tutto così com'è evidentemente è l'unica conclusione possibile.»
Si cerco consigli, consigli da chi non ho mai incontrato, consigli da persone esterne alla mia vita e avrei potuto chiedere ad altre 1000 di loro, ma non avrebbero mai avuto l'effetto di quella singola ed unica voce.
Quella voce che quelle (per fortuna) poche volte che ho sentito "che non andava bene" mi ha spinto a dare il meglio di me per tirarla su. La sentivo quella voce. La sentivo.
Si perché la cosa bella di tutto è che alla fine dei conti, le lunghe parlate in chat tra pomeriggio (quante lezioni per la patente perse, quante guide ...) o la sera erano il contorno, il contorno dei seppur relativamente brevi incontri di persona tra pullman e fermate del pullman. Tutto culminava là, ad esempio i racconti, potevo mandarli via internet, no li stampavo anche solo per vedere la reazione. Per vederla. Non per leggerla.
Si perché poi si sa', la prima volta che una così detta "amicizia" ha toccato tali altezze, per il sottoscritto è stata questa, si sa', lo sai.
Sai anche che l'influenza (diretta, indiretta che ne so) che c'è stata su di me è stata grande, se alla fine sono uscito come il migliore alla maturità nel tema, se il professore che mi conosceva da un giorno mi chiedeva continuamente perché non avessi messo a frutto tale "capacità" (per un attimo avrei voluto scrivere talento ma al solo pensiero di averne uno mi metto a ridere) in un liceo di che credi sia il "merito"? Ah si certo mio perché il tema l'avevo scritto io. Ma secondo te per chi ho iniziato a sfruttarlo per davvero? Chi mi ha infondo, incoraggiato ed in un certo senso spronato? Ora sono all'università, "Lingue e Letterature Moderne", chi dovrei ringraziare la professoressa di italiano che nell'ultimo tema dell'anno mi mise 9 ma che quando la incontrai e gli dissi cosa stavo facendo all'università si fece una grossa risata dritta sulla mia faccia e se ne andò via, senza dirmi altro (e pensare che infondo la stimavo) ?
Infondo, quella tua voce quasi fin da subito diventò la più importante. Lo è tutt'ora in questo momento.
Ed in questo momento che cerco di pensare di scrivere che ... che si ecco mi tocca di nuovo parlare inizialmente si inizialmente si inizia a parlare di te, almeno mi sembra, ma poi ancora mi tocca rispondere, quasi giustificarmi di aver dato una sincera opinione su un qualcosa che davvero non mi piaceva a prescindere.
Botta e risposta botta e risposta, ma il fatto è che non me ne importa niente! Pensavo di poter risolvere questo problema, quello che per egoismo chiamo "Il mio problema" e me ne scuso se lo definisco mio, ma no mi tocca stare a leggere e l'unica cosa che mi è interessata ( Senti, dopo i giorni che lei ha passato a sentire le tue storie...tutto ciò che hai fatto è stato elaborare cose che non verranno mai alla luce, ma lei ha lasciato correre ovviamente.) non ha nemmeno ricevuto una spiegazione. Si è tornati a parlare di personalismi di cose che non me ne importa niente alla fine si parlava di lui e di me ... e non mi interessano ne l'uno ne l'altro.
Da tempo provavo a spiegare il mio problema per bene, ma evidentemente per avere una reazione valida ho dovuto tirare fuori il peggio di me, sempre in modo sincero si un "Ormai sei solo un cumulo di pixel!"
Si tanta rabbia e tanta frustrazione, perché oramai tutto ciò che era speciale è rinchiuso in quei maledetti pixel, in quella chat, in un protocollo. Questo va bene per altri "amici", va bene per restare in contatto non per essere in contatto e questa frustrazione è diventata insopportabile doveva uscire fuori. Rabbia per come l'amicizia più profonda mai trovata si fosse ridotta a questo, ma poi si dicesse qualcosa di bello.
I discorsi si sono ridotti a «Leggi» «Recensisci» e poi niente più, l'unico modo per parlare di qualcosa era questo e non va bene, non si posso veder ridotto ciò che ho sempre visto come grande ed immenso in un qualcosa di così piccolo, senza senso ed alla fine inutile. Non lo accetto, non posso vedere la decadenza di tutto questo farsi largo, il lento appassirsi di tutto, come già troppe volte è successo e come sta succedendo ancora, con quelli con cui ho condiviso anni alla scuola e che ora mi sono già quasi ignoti. Ma con loro, con loro non ho avuto tutto questo, si con qualcuno ho lo stesso un gran bel rapporto è ovvio, ma che comunque può resistere in questo modo, infondo questi rapporti si sono rafforzati proprio così tramite i pixel.
Tutto nel frattempo si sovrappone ad una domanda, cosa gli avrò fatto provare, con quelle parole?
Si perché lo so, lo capisco infondo era quello che volevo, suscitare qualcosa di forte, dispiacere, dolore, delusione, malinconia, rabbia non lo so. Ma so che almeno ora avrai almeno "assaggiato" ciò che ho provato sempre più spesso io stesso. Negli ultimi tempi poi sempre più. Non dico una bugia, se dico di essere dispiaciuto da questo ma allo stesso tempo so che è qualcosa che oramai andava fatto, per capire come risolvere il tutto, in un modo od in un altro.
Infondo sono solo stato sincero e lo so che non è sempre piacevole, ma lo sai, per me senza sincerità alla base non ci può essere niente e se questo non va bene tanto vale non cominciare per niente.
Ancora idee, ricordi eccone ancora.
Vero, più di una volta ho sperato ben altro, essendo pur sempre cosciente della realtà, ma che dire in merito a questo? Una volta tanto che ho un sogno privarmi anche di questo?
Pensa anche a questo, lo sai io da un giorno all'altro non avrò più una casa, chissà dove andrò un giorno potrei essere io ad andarmene lontano, sicuramente più lontano di adesso, non lo so, ma la sola idea peggiora tutto il mio stato d'animo poiché il tutto distruggerebbe a prescindere tutto quello di cui ho parlato dal inizio alla fine di questo post.
Ma cavolo poi Hug, te lo ricordi? Si quello, che uscì fuori grazie ad una stupida ricerca, quello mi ha davvero cambiato la vita più di quanto ci si possa rendere conto. Sembra stupido e inutile ma è terribilmente vero.
Si cavolo posso aver travisato qualsiasi parola, qualsiasi gesto, qualsiasi frase, ma i brividi di quel momento e per tutta quella mattina non me li sono immaginati. Sono stato bene in quell'attimo e se la vita non è altro che la ricerca di quella felicità nascosta in quel momento ero stato molto vicino a trovarla.
Anche il libro, quello là, che da infondo da il titolo alla pagina, l'ho comprato e non l'ho mai letto, ma quello che doveva fare l'ha fatto ne abbiamo parlato t'è piaciuto molto ed è nata la pagina. Tra l'altro a me non mi piace nemmeno molto. Si l'ho comprato per parlare di qualcosa, quello stesso giorno che te l'ho dato perché sapevo che te lo avrei potuto dare e per parlarne subito lì al momento. Sotto al sole, ah quanto ce n'era.
Ed ora, ora qualcuno dirà che il tutto è ridotto ad una tragedia greca, che magari faccio inutili discorsi e tante altre belle cose, ma chi se ne frega, questo è quello che voglio dire.
Dovevo fare qualcosa, non potevo fare altrimenti, infondo mi sembra normale, quando stai perdendo qualcosa a cui tieni fai di tutto per trattenerlo.
Se tutto questo ha un senso solo per me, allora devo per forza di cosa chiedere venia, ho sbagliato tutto ogni cosa. Ho sbagliato a credere, a sperare, ho fatto scelte sbagliate, mollo tutto e me ne vado. Sparisco tanto così non ci vuole niente un paio di clic qualche password e io non sono mai esistito. Niente di tutto questo.
Il blog sparisce i suoi post con me. I ricordi prima o poi spariscono, rimarrà forse un po' di dispiacere, di malinconia, ma il tempo, disse qualcuno, cura tutti i mali.
Ma se infondo non è esistito niente nemmeno quel dolore avrà senso di esistere, semplicemente sarò più povero, molto più povero. Ma almeno non avrò niente da perdere, per cui perdere il sonno, per cui dispiacermi e via dicendo.
Ma si dai che adesso sono sicuro che per qualcuno anche quest'ultima frase risulterà sciocca ed inutile non è vero?
Ah pensatela come volete.
Pensa quello che ti pare.
Ancora adesso mi spiace, sono si dispiaciuto nonostante sono io quello che infondo ha acceso la miccia, ma sono triste alla sola idea di averti ferito. Il fine giustifica i mezzi si dice, ho sempre pensato che non fosse veritiera come frase, ma ho scoperto che a volte è l'unica via possibile, almeno per smuovere le acque, ancora ... mi dispiace.
Ma io ho questo problema che infondo riguarda noi (usare questa parola mi mette i brividi mah .... infondo chissà se c'è mai stato un noi ... boh) o che oppure riguarda me verso te, perché così per me non va bene ... non so per te...
Potrei continuare a scrivere all'infinito, ma credo che il concetto sia stato centrato.
Ricorda "Ormai sei solo un cumulo di pixel!" (si sulla pagina tra l'altro è stato riportato male)
Ormai perché è la triste e frustata constatazione di quello che è diventato tutto.
Oramai la persona è direttamente associata alla finestra di una chat, può essere questo giusto? Oramai ho dimenticato anche la voce ...
Non credere, non crediate, che ieri, oggi o in questo momento mi si divertito anzi ... in questo momento sto come poche volte sono stato.
Se non dovessi alzarmi presto domani mattina, andrei a fare una bella camminata, proprio come feci uno dei primi giorni che parlammo, visto che ricevetti una chiamata poco felice e subito dopo quella camminata alla fine mi arresi e confidai tutto a te. Chissà se te lo ricordi, ma infondo è iniziato tutto così, con quella stupida foto in un quadrato appunto di pixel e tanta amarezza nel cuore che nel frattempo diventò felicità.
Felicità di aver trovato "un arcobaleno che cammina" " un fascio di luce" o tante altre cose inventate al momento, in vari momenti, per varie occasioni.
Se la conclusione dovesse essere questa, sarebbe esattamente come è iniziata.
Un quadrato, pixel e tanta amarezza infondo al cuore.

lunedì 25 ottobre 2010

In una bella giornata sinceramente Vaffanculo

Sempre in mezzo, sempre lei a salvarmi, ad aiutarmi, entità magnifica e dalle diverse forme come potrò mai ringraziarti? Musica, te lo dissi tempo fa', te lo dico ancora, grazie.
Si perché fin da questa mattina, erano i Beatles che cantavano per le mie orecchie Let It Be che in un autobus, strapieno di studentelli imberbi che hanno saltato la scuola, con un signore anziano molto, molto, ma davvero molto "petulante" (e mi censuro) hanno messo a dura prova i miei nervi, sono rimasto in silenzio. Finito il canto di Lennon e compagnia arrivano Flea, Frusciante e amici. Tell me baby. Ho trovato posto mi sono seduto e ho viaggiato.
Succede che si fanno le 19 e l'attesa per prendere il pullman si prospetta ben oltre i quaranta e dico quaranta minuti. Al freddo, sotto la pioggia. Allora cominciando tra i vecchi ricordi con Fatboy Slim e la sua Rockfeller Skank ed altri pezzi l'attesa si fa meno dura, passano i minuti, si libera posto sulla panchina, al coperto, mi siedo, spengo l'iPod è l'ora di intrattenere relazioni sociali.
Eccolo arriva grande, grosso, blu ma sopratutto vuoto! Entro, entriamo, ci sediamo. Ancora qualche minuto si dialoga, si guarda il buoi che ci circonda è tarda sera oramai lei può essere la compagna perfetta, ecco ho trovato. Glasvegas ottimi. Passano i minuti mi rilasso, prendo sonno ... le note mi accompagnano ancora ... mi sveglio diavolo sono quasi arrivato.
Torno a casa soliti preamboli e poi finalmente eccomi al computer, ciao mondo questo tuo figlio sperduto si riaffaccia. Si perché oramai il mondo, il mio vecchio mondo è tutto lì, più che mai si è ridotto tutto a questo.
Non ci parlavo da tanto tempo, non ci vorrei parlare, oramai ... ma si infondo ci spero ancora, ieri mi aveva cercato, forse vorrà parlare? Proviamoci, in ricordo dei bei tempi andati, della nostalgia di quello che sognai e che ogni tanto sogno. In onore delle parole dette e dei pensieri della notte.
Ma no niente, niente di tutto questo. Leggi questo. Io lo leggo. Dal momento in cui ho aperto quella chat si è rovinata la serata. Perché l'ho fatto? Stupido! Niente sarà più come prima e niente sarà come vuoi (o al massimo volevi, ormai non lo sai più nemmeno te).
Poi succede una cosa di questo genere (si l'ho scritto anche sul mio stato di facebook, il tutto è leggermente rimaneggiato ed in più su facebook sono aggiunti altri fatti della giornata.)

Arrivo ceno, ciao! Parliamo con qualcuno va'!

«Leggi!»

«Cosa?»

«Questo!»

«Ma no dai che è?»

«Maple leaf is very tasty cooked on the grill!»
«Cosa?!»
«Dai non t'arrabbiare con me, non t'offende!»
«... e chi s'arrabbia, chi si offende? Ormai sei una chat sei un cumulo di pixel

Ed il tutto non è stato piacevole, per niente.
Si perché il tutto si è ridotto a questo:
«Leggi» «Cosa ne pensi?» «Boh»
Succede così che in tutto il casino che è saltato fuori io mi sono letteralmente incazzato, ma mica per quella cavolata ... no per niente ... il problema è che oramai ... una foto ... un rettangolo, quattro parole ogni tanto ... un maledettissimo cumulo di pixel! Si è ridotto a tutto questo. Per quanto ne so potrebbe essere tutto finto, anzi per me lo è. Di vero non so se c'è ancora qualcosa, stavo per esplodere sul serio, tanto che già la situazione era scomoda chi mo lo avrebbe rinfacciato? Anzi forse avrei fatto bene ad essere veramente arrabbiato ed a dimostrarlo come davvero poche volte ho fatto. Ma poi un ritornello ... mi è iniziato a rimbalzare per la testa ... "Have a nice day" degli Stereophonics, beh se non ho dato libero sfogo ad ogni singola pulsazione delle mie emozioni del momento è grazie a loro.
Poi arriviamo a poco fa, sto su facebook.
"Meraviglia delle meraviglie" leggo.

Mozart Gran Misa en do m. -7. Quoniam tu solus (Bernstein)


L'ascolto. Bella anche questa, ottima. Lo faccio per due volte e nel frattempo inizio a scrivere qui.
Ed ora Zio Ax, J.Ax che per qualche settimana ho dubitato di apprezzare come sempre.
Evidentemente fa troppo parte di me, tutta, la musica, sincera e per sincera intendo fatta col cuore, con passione, anche Ax si, nonostante ultimamente non sia il solito e sono sicuro che almeno ci butta davvero quello che pensa.
Vibrazioni, questo mi da la musica, buone cattive ... emozionanti insomma.
Tra l'altro oggi dopo aver letto, mi era quasi passata la voglia di scrivere, tanto più racconti. Gli effetti possono essere davvero "strani" facessi la fine di Coleridge.
Si ora che faccio l'Università me la tiro, cazzarola.
Quando oramai quasi tutti i miei compagni di scuola lavorano anche chi avrebbe potuto provarci, chi aveva le possibilità io ci provo e poi chissà, intanto nonostante tutto me la godo e l'esperienza nonostante tutto è più che positiva e si mi sento come "un monello" all'asilo ...
Tralasciando il fatto che ho rischiato oggi stesso la vita e che già faccio il portaborse ... il futuro è assicurato!
Ora per chiudere sto ascoltando Whiskey in the Jar, la cover dei Metallica, questa canzone mi trasmette proprio la sensazione di "vita".
La vita fatta di alti e bassi, successi e tradimenti, soddisfazioni e grandi pianti. In pochi minuti c'è tutto questo è il potere della musica, farti vivere anche quando non sai come vivere, né il perché.
Grazie amica, a buon rendere.
Una canzone mi seppellirà!
(beh mica male ...)

domenica 24 ottobre 2010

Riprendendo il discorso che voi leggerete dopo di questo in modo del tutto stupido ecco il discorso conclusivo della serata folks

Quel post, sarebbe dovuto continuare allungo. Si perché il discorso non l'ho ancora finito, ma sapete, era il momento adatto e con la frase adatta, mi piaceva l'idea, almeno questo lasciatemelo ancora fare.
Il discorso, da brava persona che cerca di vedere tutti le sfaccettature delle situazioni sarebbe dovuto continuare su questo treno. Sul treno del «Ok ho fatto, anzi sto facendo una cavolata, ma sai com'è non so che fare, preferisco annegare con la nave, passare da stupido che ho rinunciato da solo alla vita quando forse mi sarei potuto salvare, perché non so che fare.»
Il succo del discorso, detto in modo molto spiccio ed ampiamente influenzato dall'esterno ma comunque è questo.
Il presente, il passato e il futuro non sono più niente, davanti ad una scelta.
Da lì parte tutto da li può finire tutto.
Gli errori si fanno, ne ho fatti e ne farò, ne farete anche voi, mi dispiace. Ma io almeno io per ora da ogni errore ho tratto non un insegnamento, sarebbe troppo "classico" ho tratto una sconfitta.
Da ogni sconfitta ho fatto un altra partita, per tante altre partite che ho vinto.
Al netto siamo quasi al pareggio una più una meno, ma ora inizia ad essere il tempo di scegliere con cura, di stare attenti e non sbagliare, si inizia a giocare sul serio e il tempo è ancora così tanto che non basterebbero milioni di parole per riempire fogli di rimpianti e scuse.
Ma chi vivrà vedrà nel frattempo, come sempre mi faccio accompagnare dalla sola cosa che ancora oggi non mi ha mai abbandonato e che non ho mai avuto paura di perdere.
Musica, signori e signore. La musica.

When was a light. When was me, but what I can see near me? The future it's too ugly. Fog my friend. Breaking you, breaking me, breaking yourself.FIRE!

Non capirai la portata di quello che ti aspetta fino a che non te lo troverai davanti, la portata maestosa di ciò che ti accadrà, una gigantesca opera di incastri che aspetta solo te, per completarsi e mettere in moto il tutto, se non lo farai, quegli ingranaggi si arrugginiranno, ogni singolo componente, ogni pezzo, poco a poco perderà la sua funzione, non girerà più fino a sgretolarsi a non essere più niente e quel perfetto che poteva essere è solo un altro rifiuto nella marmaglia dell'esistito che poteva consacrarsi all'eterno.
Ma si convinciamoci, auto convinciamoci di essere delle brave persone, di essere migliori che ogni nostra singola scelta sia stata giusta «Si forse ho sbagliato ma non me ne pento» ma complimenti!
Si però infondo, sono una persona stimata e riesco bene nel mio lavoro sono utile.
Stronzata tutto ciò che dici diventa falso nel momento stesso in cui ti sei posto la domanda.
Nello stesso momento in cui il seme del dubbio si è insinuato dentro quelle piccolissime, quasi impercettibili, crepe dell'auto convinzione il dubbio è già diventato realtà. Hai sbagliato e come se hai sbagliato e si sei una persona inutile se non fosse per il tuo lavoro e per quella cosa che chiami "casa" o "famiglia" a nessun altro fregherebbe di te. Semplicemente un altra testa che crede di pensare, un altro cuore che spera di battere, un paio d'occhi che non vedono l'ora di ammirare e di restare rapiti.
Speranze, inutili ed insulse speranze.
«Si ma la speranza mi aiuta ad andare avanti, almeno quello !» Ed infatti non dovrebbe essere questo a spingerti ad esistere, la speranza deve essere qualcosa di più non il centro cardine del tuo essere dei tuoi progetti futuri dei tuoi sogni.
Ci arrabbiamo per niente, ci sfoghiamo con poco, per poco, quando magari noi stessi siamo la causa delle stesse problematiche, delle stesse reazioni ad altra gente, anche chi non ci aspetteremmo.
Con che coraggio io potrei mai arrabbiarmi, pretendermi di sfogarmi, di annegare nelle lacrime, di bruciare nelle fiamme dalla rabbia per cose ... stupide, stupide e che riguardano solo me. Quando cresci, se cresci o sei già cresciuto capisci. Capisci il senso delle priorità e dei bisogni. Capisci che si è importante pensare a se stessi, ma se insieme a te c'è altra gente allora le cose cambiano.
Ho fatto un paio di scelte, dolorose si, ma necessarie. Ho dovuto, devo ... lasciare molto di quello che ho, che ho avuto e che ho trovato indietro ... non posso permettermi di stare male per altra gente, non posso permettermi di risolvere problemi non posso ... vorrei ... i ponti devono saltare. Almeno ora sto meglio, molto meglio sotto molti punti di vista, certo che ... guardando alcune foto, il ricordo torna vivo e pulsante e mi prende a schiaffi. Ma resisto devo. Perché oltre ad aver tirato fuori in alcuna di queste situazioni, qualcosa che non avrei voluto oppure non ho tirato fuori ciò che avrei voluto ... bé devo viaggiare, devo muovermi, leggero ed il carico deve essere altrettanto.
Il tempo è diventato poco, pur volendo, ne viene concesso ancora meno e in quel momento io sono lontano, sto riprendendo fiato, sto riposando, si sto anche cenando.
Se avessi il dono dell'ubiquità, della comprensione universale, se avessi il dono di non legarmi troppo e tante altre cose ... beh sarebbe stato meglio forse.
Si ma poi, poi c'è che ti trovi davanti a quel libro, si quello che hai sempre desiderato non sei mai riuscito a leggerlo, vorresti prenderlo è ormai tanto tempo che lo cerchi è il libro definitivo della tua vita, per la tua vita, con tutta la tua vita dentro.
Ed invece gli dai una leggera sfogliata, sembra essere del tutto diverso da come te lo aspettavi, il dubbio ancora lui ti pervade, sei fregato, rimetti quel libro sullo scaffale e te ne torni a casa.
Esci da casa e ovunque ti giri lo vedi, vedi quel libro, quel maledettissimo libro che adoravi e che desideravi, ora non lo vuoi più vedere scappi ma ogni tuo pensiero vanno a quelle pagine che hai sfogliato, il numero delle pagine, i capitoli ... no basta.
C'è una sola soluzione, il libro te lo scriverai da solo.
Allora si che sarà il tuo libro.
Amore, odio e tutto il resto, in questo momento potrebbero anche non essere mai esistiti, me ne importa altamente poco.
Forse tempo fa' si, ora mi domina qualcos'altro, un altra entità fa parte di me.
Il dubbio.
Vaffanculo tutto, vaffanculo tutti, una canzone ci seppellirà.

venerdì 22 ottobre 2010

Chef Ragoo - Silenzio Statico

L'avevo detto che avrei scritto il testo della canzone.
Eccolo.
Silenzio Statico - Chef Ragoo

Vado via in balia degli elementi
mi serve aiuto al volo ma gli amici sono lenti
l'hip hop è lento, il rock è lento
ora ho bisogno di uno stimolo violento
cammino a stento non vedo e non sento
al momento sono perso nel vento
mi accontento di quello che ho dentro
non ho altra scelta anche riflettendoci
noi passiamo l'esistenza dividendoci eravamo in cento dopo eravamo in quindici
contaci adesso io con me stesso si fotta il passato e si porti via anche il resto
sono fin troppo onesto
non sono fatto per vivere nel vostro contesto
sarà per questo che non so in che posto siate
tutte le persone se ne sono andate che fate?
Persone cambiate idee barattate per 30 monete come state?
Sempre tutto a posto, a posto il cazzo io non vi riconosco
non so chi siate mi imbarazzate
se penso che stavo con voi qualche estate fa
a parlare del senso dell'esistenza
parole al vuoto ratti nella mensa

E' la sensazione più intensa vuoto pneumatico silenzio statico pratico
meditazione nell'attico ascoltatore mentre elaboro violenza
E' la sensazione più intensa vuoto pneumatico silenzio statico pratico
meditazione nell'attico ascoltatore mentre elaboro violenza


Cancello cellule celebrali in quantità tali che c'è da stupirsi se penso
rimuovo gente e luoghi quel tempo è sepolto
quell'uomo è morto
quel palco è vuoto
quel testo è un ricordo lontano e rimosso
io passo sempre col rosso vado dove voglio e non vi chiedo il permesso
sopratutto se il posto dove vado è un rifugio che si trova dentro me stesso
questo è il mio corpo
porco quel porco
questo è il mio sangue
qui non si piange più
se avessi lacrime per ogni sconfitta
dovrei tenerle in un cassone in soffitta
troppe cazzate in giro aria fritta
non c'è la mia fetta e la torta è finita
con le dita negli occhi mi acceco
soffro meno quando non vedo che
per ogni uomo libero ci sta un divieto
e per ogni verità c'è un segreto
la mia città è nemica del pensiero
io odio il papa e disprezzo il clero
una vita condizionata da loro
la libertà è più rara dell'oro nero
e se mi chiedi cosa vedo per davvero io vedo un'umanità senza futuro

E' la sensazione più intensa vuoto pneumatico silenzio statico pratico
meditazione nell'attico ascoltatore mentre elaboro violenza
E' la sensazione più intensa vuoto pneumatico silenzio statico pratico
meditazione nell'attico ascoltatore mentre elaboro violenza

mercoledì 20 ottobre 2010

Veloceincursionenotturnadiunqualsivogliapensiero

Non c'è tempo, non c'è tempo per le emozioni. O almeno non ne ho, non ne voglio avere o non ne posso avere.
Infondo cosa sono le emozioni? Impulsi elettrici che sbattono qua e là per il nostro corpo, c'è chi dice al cuore, chi alla testa, chi all'anima ...
Impulsi elettrici, frazioni di secondo, no nemmeno questo lusso, ora come ora ed il futuro è più nero che mai, nero come l'infinito, il buio, l'assenza ... l'assenza di luce, che può allo stesso tempo nascondere una presenza di chissà cosa. Forse niente.
Il fatto è che in questo momento sto con una candela in mano, la cera è quasi finita e la luce e fiacca, fra poco si spegnerà.
Impulsi elettrici dicevo, scosse, brividi insomma attimi. Attimi distanti e infiniti che rimarranno scolpiti per sempre nella memoria delle cose non accadute e che non accadranno mai.
Per sempre forse.

domenica 17 ottobre 2010

Losing the mind, taking control, re-taking my mind. Now I will take the world (that's my hope)

Ce l'aveva quasi fatta. Apatia, paranoia, grigiore ... nemmeno più la musica reggeva.
Poi è successo. Un suono primordiale, antico di quelli che ti percuote si insomma ti prende a schiaffi.
Brividi sulla schiena, come la prima volta oramai era davvero tanto tempo che non sentivo una tale scarica d'energia, tanto forte che non riuscivo a mettermi in piedi, ero atterrito, il suono aveva preso possesso di me, si è impadronito di me per un non meglio precisato lasso di tempo, mi ha ripulito, usando il fuoco ha bruciato via tutto nemmeno la cenere è rimasta.
Ora mi sono alzato, di nuovo, sono in piedi.
Nuova forza, nuova energia, non ci ho messo propriamente tre giorni ma la conclusione è la stessa.
Resurrezione. Non sono né il vecchio né il nuovo, sono io ed io basto e avanzo.
I problemi permangono solo che ora ho quella scossa, quel brivido, quella carica elettrica che ha risvegliato quello che il torpore aveva sopraffatto.
Adesso ogni forma di sentimento ha campo libero, si può sfogare, si anche il menefreghismo se vuole può tornare a spadroneggiare, ma dovrò stare attento non è il solo, rabbia, malinconia, felicità, nostalgia e tutto l'esercito empatico del mio essere è pronto a dar battaglia per il trono.
Fino a che poi non sarò solo qualcosa che non dà segni di vita, qualcosa che c'è ma non esiste più, come quel gatto bianco che ho visto oggi, morto.
Sono passato una volta e stava lì.
Sono ripassato ed era ancora lì.
Lui sta lì, ma in realtà non esiste più, non ha più sentimenti ne pensieri.
Questo vuol dire esistere, non respirare.
Esistiamo quando pensiamo e proviamo qualcosa, siamo vivi quando siamo utili.
Se siamo egoisti, menefreghisti, senza idee ed apatici siamo come roccie, immutabili nel tempo, inscalfibili e forse non sarebbe una soluzione tanto malvagia ...
Ma oramai lo so' a me piace lottare, contro tutto e tutti, tanto più contro me stesso e ne vale la pena.
La vita fa schifo. La vita è una gran bastarda. La vita è dura. Io posso essere peggio ... non per tutti, anche solo per me ...
Ma se vi dico che la vita è dura ve lo dico con convinzione, con una, due anche tre o mille ragioni e sono ben più serie di qualsiasi altra cazzata. Anche l'amore e stronzate simili.
Non nego che sia bello, che se c'è diventa l'antidoto a qualsiasi male ma è anche vero che può andare anche in secondo piano, può diventare un optional, un favore che la vita ci può fare.
Ma quando ti accorgi che alla fine dei conti, quello è l'ultimo dei tuoi problemi e che davanti a te ai una marea di ostacoli e di altri problemi devi fartene una ragione, l'amore diventa un ornamento per pochi e tu in quel caso non fai parte di loro.
Amore, sentimenti cose da romanzo, per ora le vedo così, le voglio vedere così, devo vederle così.
Per forza, non posso fare altrimenti, in caso contrario mi accorgerei che l'intero mondo che c'era intorno a me sta scomparendo ed io sto finendo schiacciato dalle rovine di quel modesto mondo che mi ero creato e ci avevo messo molto più di 7 giorni.
C'è gente che parte, gente che torna, gente che non vedrò più.
Io stesso da un giorno all'altro potrei partire, lasciare tutto, volente o nolente.

Sono libero, sono libero, è tutto quello che posso dire ... quello che posso essere in questo mondo pieno di paura e miseria.

I'm free, I'm free, that's all I can say ... all I can be in this world full of fear and misery.

Ich bin frei, ich bin frei, das ist alles was ich sagen kann ... Ich kann in dieser Welt voller Angst und Elend werden

Italiano tutto mio.
Inglese tutto mio. (Per cerca di fargli avere lo stesso senso spero di non aver fatto casino con la traduzione)
Tedesco mio con l'aiuto di google traslator, ma a prima vista rende bene il concetto.