venerdì 3 settembre 2010

3-2-1 Contact!


Una sfida, ebbene si una sfida, scrivere. Scrivere cosa? Un post, certo, su cosa? Il contatto fisico.
Bene questa è la genesi del discorso che seguirà da qui fino a ... fino a che riuscirò a tenere le redini del pensiero sulla strada del discorso sensato. Insomma gira che ti rigira, secondo quanto avevo letto, il tutto nasce e muore, con il contatto fisico, senza di esso il nulla. L'incompletezza.
Il mio pensiero è tutt'altro invece.
Il contatto fisico è solo l'atto finale e del tutto volontario, volendo si potrebbe benissimo evitare, volendo, ma visto che bene o male non se ne può fare a meno c'è anche quello. Insomma è importante ma tutt'altro che imprescindibile.
Prima, di tutto questo c'è ben altro. C'è l'intesa tra le menti, le pulsazioni dei cuori che diventano contemporanee e si fanno forza l'un l'altro. Totale simbiosi di spirito, magnetismo reciproco. Questa è l'attrazione, baby. Che lo crediate o no, questo è. Naturalmente io parlo di quei contatti, quei "tocchi" sinceri e profondi, anche un abbraccio lo può essere, quanto l'essere presi sottobraccio e via dicendo, fino ad arrivare a gesti ben più avvolgenti.
Se poi ci si accontenta dello stare bene grazie alla sola presenza fisica altrui, del solo contatto fine a se stesso, che nasce e muore per dare sfogo ad un bisogno, ad una voglia ... allora basta posso anche smettere di credere in ciò che credo e di sperare in ciò che sogno. Sarebbe la fine. Riconduciamo il contatto umano a qualcosa che non è. A qualcosa che molto distante dalla funzione stessa, del contatto nell'essere umano.
Serve per dire - Ehi mi senti? Sono qui, sono qui per te, con te. Tutto intorno è niente, il nulla ci circonda, in questo momento l'unica cosa che conta sei tu, sono io, siamo noi.-
Il resto viene da se.
Distacco totale dalla materia, dal tempo e dallo spazio questo è sentirsi, questo è stare insieme, fermare tutto. Le menti, i cuori, le anime in quei momenti devono viaggiare insieme, così si diventa tutt'uno con chi si ha accanto. Anche per un attimo.
Questo è il contatto. A questo serve.
Se invece vi accontentate di sfogarvi, di realizzare chissà quale idea, di fare ciò che volete fare, scendete in strada, prendete la prima persona che vi capita e abbracciatela, non sarà niente. Ma nel momento stesso in cui, capirà che tutto ciò che volete è un contatto, che volete dare per ricevere esattamente ciò che donate, riprovate e sarà tutta un'altra cosa.
Poi ... poi potrei scadere nel banale, parlare di ben altro, di ben altro in assenza di amore e tutto il resto ... ma a che serve? Il mondo va a puttane lo stesso e se ci va' vuol dire che ce n'è. Se ce n'è vuol dire che non si cerca più l'amore, ma lo sfogo. La realizzazione di un desiderio. Ma nemmeno di un desiderio ... di una voglia. Ed io? Io resto a guardare, certe cose che finiscono nello stesso momento in cui nascono non mi attirano. Non fanno per me. Sarò forse stupido, sarò forse l'unico, ma ve lo ripeto, senza tutto il resto non conta, non mi serve. Non ne ho bisogno. Quello di cui ho bisogno è qualcosa di profondo, di vivo e di unico. Non cerco la soddisfazione cerco la felicità ricordate? Per questo, proprio per questo motivo preferisco rivivere, ricordare uno, due abbracci. Facciamo tre. Momenti profondi, unici che mi hanno colpito. Una scarica per tutto il corpo partita dalla spina dorsale fino a pervadere ogni mia cellula rimanendo lì, ancora oggi. Ed anche se il tempo, già ora, potrà scalfire (forse) tutto quello che era intorno. Quegli attimi saranno per sempre parte di me, proprio perché erano contatti veri, sinceri. L'ho sentito, li ho riconosciuti ora sono parte di me che lo voglia o no.
Ecco perché tutto il resto non vale, perché se prima non siamo legati, se prima non c'è quel vero contatto reciproco, potete attaccarvi quanto volete, ma quegli abbracci saranno stati sempre migliori di tutto il resto.
Contatto, pulsazioni, battiti, vibrazioni. In sincronia. That's perfect.

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